La Festa del Vino

Il giorno 1 settembre avrà ufficialmente inizio la tanto attesa Festa del Vino, dopo un anno con versione ridotta dovuta al covid. Alle 19,30 di giovedì il sidaco Federico Carrara darà il via ufficiale alle danze con il taglio del nastro in piazza d’Armi. A seguire, nel giardino dell’istituto Pellegrini Carmignani, il concerto inaugurale ad opera della filarmonica Giacomo Puccini di Montecarlo che avrà inizio alle ore 21,30 e sarà diretto dal maestrp Gabriele Micheli, che proporrà un vasto repertorio di musica classica, moderna e originale

Saranno subito attivi i 2 punti principali di somministrazione enogastronomica: piazza d’Armi, con i classici banchi gestiti da tutte le associazioni montecarlesi, e la degustazione sotto le stelle: un angolo più tranquillo in piazza Garibaldi pensato per gli amanti del vino.

La manifestazione Il Salotto del vino e del Verde prenderà avvio invece il 4 settembre presso l’Istituto Pellegrini-Carmignani, che comprenderà 8 cene a tema con protagonisti i prodotti d’eccellenza del territorio come il fagiolo di Sorana, il farro della Garfagnana, il pesce della costa toscana, le patate e le farine della montagna lucchese e pistoiese. A condurre 4 serate ciascuno ci saranno il giornalista Fabrizio Diolaiuti e l’attrice Vania della Bidia. Tra gli ospiti saranno presenti gli attori Andrea Muzzi e Renato Raimo, il giornalista sportivo Sandro Sabatini e il celebre ristoratore, macellaio e scrittore Dario Cecchini.

Non mancheranno le mostre d’arte, a partire da l’Arte di Dioniso alla Rocca del Cerruglio, con le opere di vari artisti, che si terrà dal 2 al 18 settembre, e ancora l’introspettiva artistica della giovane pittrice Federica Gaspari presso la sala dell’ex-misericordia, la mostra fotografica Vino e sapori a tema cibo e vino, organizzata dal gruppo fotografico L’ora blu, di Bagni di Lucca.

Ci sarà anche intrattenimento per grandi e piccini, con spettacoli e concerti organizzati in uno dei giardini situati proprio sotto la Fortezza, mentre il Gruppo storico montecarlese, allestirà e un piccolo campo per il tiro con l’arco. Venerdì 9 settembre i figuranti sfileranno in un corteo storico per le vie del paese, mentre

Giovedì 8 settembre si terrà la processione per la festa della Madonna del soccorso, protettrice di Montecarlo.

La Tenuta del Buonamico sarà presente con tutti i suoi vini nei vari stand enogastronomici, che potranno essere gustati in accompagnamento a piatti tipici della zona o stuzzichini quali polenta fritta e crostini.

La serate del  4 e del 6 settembre, durante le quali al Salotto del Vino e del Verde sarà presente una selezione di vini provenienti dalle varie cantine montecarlesi, scelti dal Consorzio di Montecarlo, la Tenuta del Buonamico parteciperà con il suo Spumante Particolare Brut.  I temi delle serate saranno rispettivamente il tè a Capannori con lo chef Masaki Kuroda del ristorante Serendepico e il Pesce Azzurro con il ristorante Pierantonio All’Antico Ristorante Forassiepi). Il Particolare Brut è un blend di Pinot Bianco, Trebbiano e Semillon, che viene spumantizzato secondo il metodo Charmat, cioè con l’aggiunta di lieviti e zuccheri selezionati direttamente in autoclave. Trascorso il tempo della fermentazione, circa 120 giorni, si ha la quasi immediata filtrazione, in modo da preservare la naturale freschezza. L’imbottigliamento viene preceduto da alcune settimane di affinamento in autoclave. Al naso si presenta con tenui sensazioni floreali, seguite da frutta a bacca bianca e un finale di pane tostato. Molto equilibrato e complesso al palato, ha un perlage fine e persistente che lo rende ideale come vino a tutto pasto.

La serata del 7 settembre, invece, sarà dedicata alle Farine della nostra Terra (a cura dell’associazione produttori della filiera Garfagnina), con piatti proposti dall’ Osteria Martinelli. La Tenuta del Buonamico parteciperà con i suoi Spumante Inedito Particolare Brut Nature, VIVI Vermentino IGT Toscana e Cercatoja IGT Toscana.

L’Inedito Particolare Brut è un Pinot Bianco in purezza che viene spumantizzato secondo un metodo Charmat lungo, della durata di 6 mesi. La spumantizzazione è preceduta da un passaggio in legno per circa 9 mesi. Al naso combina eleganza e complessità, piacevolezza e profondità sensoriale, con spiccati sentori di mela e pesca. Strutturato e complesso al palato, contrappone alla spiccata acidità un equilibrato tenore zuccherino. Adatto in abbinamento a carni bianche e pesce, presenta un perlage estremamente fine ed ha un residuo zuccherno di solo 1,5 g per Lt, avvicinandosi così ad un pas dosé.

Il VIVI deriva il suo nome dall’antico Vivinaia (la Via del Vino), che era il nome col quale era chiamato in origine Montecarlo. Si tratta di un Vermentino in purezza, che viene ottenuto da una pressatura soffice. Il mosto estratto viene lasciato per 24 ore a raffreddare, in modo da favorire il naturale sedimento, e la parte limpida viene fatta fermentare e affinare in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata.

Al naso si presenta fresco, intenso, floreale, con una leggera nota minerale. Al gusto è fresco, sapido, di carattere e con una spiccata acidità che dona persistenza. Perfetto come aperitivo o con piatti a base di pesce o verdure, specialmente se castellati e fritti.

Il Cercatoja, che prende il nome dalla zona di Montecarlo che circonda la Tenuta, è un blend di Sangiovese (60%), Cabernet Sauvignon e Syrah (20% ciascuno), che è la riserva più vecchia prodotta alla Tenuta, fin dal 1975. La fermentazione di questo vino avviene in acciaio inox, mentre la fermentazione malo lattica e l’affinamento avvengono in barriques di rovere francese per 18-20 mesi. Ha profumo intensi di frutta scura, amarena, fichi, prugne, cacao e spezie, mentre al palato si presenta elegante, di notevole struttura e profondità, con una trama tannica piacevolmente arrotondata ed equilibrata. Di recente ha partecipato all’International Wine and Spirit Competition, dove è stato insignito della medaglia d’oro, ed ha anche guadagnato il Trophy, che lo ha decretato uno dei cinque migliori rossi al mondo. Ottimo in abbinamento con carni rosse, cacciagione e formaggi saporiti.

Sicuri che troverete gli abbinamenti con i nostri vini particolarmente interessati, vi invitiamo a partecipare numerosi alla Festa del Vino, augurandoci che il 2022 sia veramente l’anno in cui dimenticare le restrizioni del passato e tornare a godere appieno della convivialità del buon cibo e del buon vino.

Tenuta del Buonamico Partner del Lucca Summer Festival

Il 31 luglio si è conclusa la ventiquattresima edizione del Lucca Summer Festival, il più importante festival musicale che si tiene dal 1998 in piazza Napoleone, proprio nel centro di Lucca. Ogni anno artisti di fama nazionale e internazionale si alternano sul palco nella suggestiva location, e attraggono pubblico da tutto il Paese. Dal 2017 la Tenuta del Buonamico partecipa attivamente come sponsor, e fornisce i propri vini nell’area vip, a coloro che hanno prenotato il pacchetto dello sky box, con visione privilegiata del palco e accesso alla zona ristoro. In quest’area gli ospiti hanno potuto godere di  un bello spazio allestito nel cortile degli Svizzeri, con pasticceria, ristorante, pizzeria, due punti per il vino e anche uno di assaggio sigari. In quest’area si sono presentati anche numerosi artisti, intervenuti ai concerti di colleghi oppure dopi i loro stessi concerti oltre a persone di spicco, come il sindaco della città.

La Tenuta del Buonamico ha presentato tre dei suoi vini, scelti appositamente per la stagione calda, e perfetti come aperitivi: lo Spumante Inedito Particolare brut Nature, il VIVI vermentino IGT Toscana 2021 e il Dea Rosa IGT Toscana 2021.

Lo Spumante Inedito Particolare Brut Nature è uno dei prodotti di punta tra le nostre bollicine. Si tratta di un Pinot Bilanc in purezza, che affina parzialmente in legno prima della spumantizzazione. Questa avviene secondo il metodo Charmat, ed è effettuata in autoclave orizzontale appositamente realizzata per il Buonamico, ad una temperatura costantemente controllata dove, grazie a lieviti selezionati, si ha un’ottimale presa di spuman. Trascorso il tempo della fermentazione, di circa 6 mesi, si ha la quasi immediata filtrazione così da preservare la naturale freschezza. L’imbottigliamento viene preceduto da alcune settimane di affinamento in autoclave. Di un bel colore giallo paglierino con riflessi dorati, al naso combina eleganza e complessità,piacevolezza e profondità sensoriale. Molto intenso, complesso, con profumi di frutta a parta gialla, mela e pesca.

Al palato risulta strutturato e complesso, contrapponendo alla spiccata acidità un equilibrato tenore zuccherino. Il perlage è fine e molto persistente. Sono presenti note amarognole dovute alla permanenza in legno. E’ uno spumante particolarmente adatto a pranzi a base di carne bianca, pesce e verdure.

Dall’anno scorso l’Inedito si è evoluto ed è diventato Nature, quindi con un residuo zuccherino molto basso di 1,5 grammi per litro, cosa che gli conferisce eleganza e prestigio.

Questo spumante è stato particolarmente apprezzato per la sua freschezza e la sua bollicina estremamente fine, ed ha catturato i favori anche di tre vip intervenuti al concerto di Liam Gallagher che si è tenuto il 6 luglio: Claudio Gregori del famoso duo comico Lillo e Greg, Serge Pizzorno, leader dei Kasabian (che facevano da aperura al concerto dell’artista) e David Bryan, tastierista della storica band Bon Jovi.

E’ poi stato proposto il Dea Rosa IGT Toscana, un vino rosato fermo nato da un blend di Sangiovese, Canaiolo e Syrah. Quindi uve rosse vinificate in bianco, la cui fermentazione e successivo affinamento avvengono in tini di acciaio inox a temperatura controllata. Di un bel colore rosa tenue con riflessi ramati, dato dalla macerazione con le bucce per circa due ore, al naso si presenta fruttato e intenso, con evidenti note di ciliegia e marasca. Al gusto è piacevole ed ampio, con sentori di marasca. Grande espressione aromatica e ottimo equilibrio. Da assaggiare come aperitivo in una calda serata estiva come tutte quelle che hanno caratterizzato il Lucca Summer Festival, viene ancora maggiormente esaltato dall’abbinamento con salumi, antipasti di terra, zuppe di pesce o con fagioli e lenticchie.

Infine abbiamo presentato il VIVI Vermentino Toscana, un Vermentino in purezza nato da una pressatura soffice dalla quale si ottiene il mosto, che viene lasciato per 24 ore a raffreddare in modo da favorire il naturale sedimento. La parte limpida viene poi fatta fermentare in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, e anche l’affinamento avviene sempre in acciaio inox. Al naso si presenta intenso, fresco, floreale, arricchito da una leggera nota minerale. Al gusto è fresco, sapido, dotato di piacevolezza e carattere, con spiccata acidità che dona persistenza, e lo rende particolarmente adatto con fritti di pesce e di verdure, poiché pulisce bene il palato.

Questo è stato il vino più apprezzato in particolare da Pierò Pelù, leader dei Litfiba, e da Zucchero Fornaciari, che dopo l’esibizione si è fermato a cena, pasteggiando proprio con il Vermentino.

Grande soddisfazione sia per Mimmo d’Alessandro, organizzatore di quello che potrebbe essere definito il festival della ripartenza, dopo due anni di assenza dovuti al covid, sia per il sindaco Pardini, a nome di tutta la cittadinanza (anche i tre concerti tenuti sugli spalti delle mura, nella zona del Campo Balilla, e cioè Zucchero, Blanco e Justin Bieber sono stati organizzati nel migliore dei modi, senza creare fastidi ai lucchesi ma semplicemente facendo aumentare la fama della città anche all’estero) e della Tenuta, che ancora una volta ha riscosso notevole consenso da parte del pubblico, che si è più volte complimentato. Non dimenticate, poi, che il Buonamico è da sempre interessato al coinvolgimento con il Lucca Summer Festival, tanto da avere organizzato in passato una mostra d’arte dedicata proprio a questo festival, con opere realizzate dagli artisti spagnoli Laovejabala. Sicuri della nostra partecipazione anche agli eventi futuri vi diamo appuntamento al prossimo anno.

Gli struzzi di Lucca Biennale Cartasia

Il 2022 vede aprirsi l’undicesima edizione di Lucca Biennale Cartasia, il primo festival internazionale di arte dedicato alla carta e alle sue forme, una mostra a cielo aperto dove gli artisti si cimentano nella realizzazione di opere di carta di grandi dimensioni. Lucca Biennale è, quindi, una città, un territorio e la sua eccellenza, raccontata dagli artisti attraverso il suo prodotto principe, la carta, tradizione del territorio sin dai primi anni del 1300. Si va dal 31 luglio al 25 settembre, periodo durante il quale gli artisti della paper art realizzano opere seguendo il tema che ogni anno viene scelto dalla biennale, selezionando sempre argomenti inerenti alle dinamiche contemporanee come stimolo su cui disegnare tutte le attività, gli eventi e le mostre, con lo scopo di creare un link tra società ed arte.

Quest’anno il tema scelto è stato “La pagina bianca”. Come recita la stessa pagina di Cartasia “Cosa è una pagina bianca? Infinite possibilità. Un futuro diverso, un sogno da realizzare, un’ambizione, una prospettiva differente, un’alternativa alla routine. La sensazione di poter disegnare un mondo diverso, nuovo e migliore.  Allo stesso tempo è l’ansia del tutto, dell’eventualità negativa, dei risvolti non previsti; un salto nel buio. Un’incapacità di agire. È un ponte fra passato e futuro, l’opportunità di una libera scrittura o l’angoscia per l’infinito ignoto, la perdita di una comfort zone o il coraggio di scegliere.”

“Questa undicesima edizione della Lucca Biennale Cartasia parla di una possibile rinascita, una nuova visione, una rigenerazione. La creazione di questa nuova prospettiva è un atto creativo che parte da una distruzione: nel vuoto di una pagina bianca si possono immaginare miliardi di creazioni, e questa edizione vuole essere uno stimolo – insieme agli artisti che compongono la selezione – nei confronti del pubblico a osservare il futuro con le sue possibilità, partendo da un presente da reimmaginare.” Sostiene Emiliano Galigani, direttore artistico Lucca Biennale Cartasia 

Oltre alle mostre organizzate a villa Bottini e a palazzo Ducale ( che ospita la sezione ‘Indoor’ della mostra con le grandi sale monumentali della sede della Provincia che accoglieranno sculture, incisioni, manufatti e quant’altro, tutti realizzati con la carta), varie zone della città sono arricchite da sculture di autori internazionali. Piazza San Michele, Piazza san Giusto, piazza Anfiteatro, piazza San Frediano ed altre location sono state scelte per ospitare opere d’arte, tutte rigorosamente realizzate in carta riciclata, per garantire il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità.

Le opere sono state realizzate da 6 artisti italiani e internazionali – Daniele Cornacchia (Italia), Eu Tazé (Perù), Kazuya Katagiri (Giappone), Papier Atelier (Turchia), Sebastian Blomqvist (Svezia), Zofia Chamera (USA) – realizzate durante una residenza di un mese che si tiene al Polo Fiere di Lucca, a cui si è aggiunto Olivier Bertrand (Francia), artista che vanta una solida esperienza di paper art.

Anche la Tenuta del Buonamico, sempre attenta alla città e alle sue tradizioni, ha visto l’installazione di due magnifici struzzi di carta che affondano la testa sotto la sabbia. Uno è stato posizionato davanti all’ingresso del ristorante Syrah, e l’altro nello spazio verde che si trova vicino alla porta principale della Tenuta del Buonamico. Due punti dove si focalizza l’attenzione del visitatore, che viene catturato dalla bellezza e dall’originalità di questo soggetto. L’associazione No_Dump, impegnata da anni nel riciclo di materiali per realizzare opere d’arte, spiega come da ben 140 ore di lavoro siano nate queste sculture, e ne spiega il significato: si racconta che lo struzzo, nei momenti di timore, nasconda la testa sotto la sabbia, come a voler rifuggire l’imminente pericolo. Questo stesso comportamento è simile a quello dell’uomo , che tende a ignorare e rifuggire i pericoli in arrivo, da quelli più banali e innocui, a quelli più rischiosi. La perdita della prospettiva necessaria alla visone del mondo che ci circonda non appare così dolorosa quanto l’accettazione di ciò che siamo, che sia la propria vita o le responsabilità della società nella quale siamo abituati a vivere. Anche se, come lo struzzo, siamo incapaci di volare, abbiamo l’intelligenza che ci permetterebbe di uscire dai confini che ci auto-imponiamo e che limitano la visuale sul mondo, ma spesso rimaniamo con la testa sotto la sabbia, rinchiusi in un recinto che in realtà è aperto.

Venite ad ammirare queste opere d’arte alla Tenuta del Buonamico e sarete catturati dalla loro bellezza e dal loro significato profondo.

E’ ufficialmente iniziata la vendemmia!

Oggi è ufficialmente iniziata la vendemmia alla Tenuta del Buonamico.

Le prime testimonianze della vendemmia risalgono al 10000 a.C., nelle zone della Mezzaluna Fertile, cioè le attuali Palestina, Siria, Giordania e Libano, nonché, più estensivamente, anche l’Egitto, terre, queste, dove avvenne per prima la rivoluzione agricola. Questo perché il clima era di tipo mediterraneo, con estati lunghe e secche e inverni miti e piovosi, e questo favoriva la crescita di cereali e legumi. Inoltre l’irrigazione naturale dovuta alle periodiche esondazioni dei fiumi Nilo, Tigri ed Eufrate contribuiva a rendere fertili queste terre, e a renderle adatte alle varie coltivazioni, nonché all’allevamento.

Qui la raccolta dell’uva faceva parte di una vera e propria cerimonia religiosa di ringraziamento agli Dei per i frutti donati all’uomo.

Nell’Antica Roma, il 19 agosto si celebrava la cosiddetta “Vinalia Rustica”, cioè una festa in onore di Giove, che segnava l’inizio della vendemmia. L’uva era raccolta a mano con strumenti simili a coltelli, raccolta in piccoli contenitori e quindi riversata nelle “lacus vinaria”, vere e proprie vasche, dove veniva pigiata. Durante la vendemmia ogni altra attività era sospesa, poiché l’intera famiglia si riuniva per occuparsi del lavoro nei campi. Da questo deriva il carattere sociale della vendemmia, pensata anche per festeggiare e per trascorrere del tempo con i propri cari.

Tradizionalmente la vendemmia viene fatta a Settembre. In realtà, però, il periodo in cui si inizia la raccolta varia a seconda della zona di produzione, del clima e del vino che si vuole ottenere.

In passato non esisteva un approccio scientifico per capire quando fosse il momento giusto per iniziare la vendemmia. I viticoltori si basavano soltanto sulla propria esperienza e sulla conoscenza delle uve, grazie ad assaggi ripetuti. Oggi il fattore esperienziale è sempre importantissimo, ma ci sono anche molti strumenti scientifici che permettono di stabilire in maniera precisa il grado di maturazione dell’uva.

La maturazione, infatti, comporta cambiamenti nelle caratteristiche chimico-fisiche dell’acino: si ha, ad esempio, l’incremento della concentrazione zuccherina e la diminuzione degli acidi. Questi parametri possono essere misurati  con strumenti che possono definire tre diversi tipi di maturazione:

1- la maturazione tecnologica:  con l’avvicinarsi della maturazione la concentrazione zuccherina aumenta mentre quella degli acidi diminuisce.

2- la maturazione fenolica: più l’uva è matura più è in grado di rilasciare fenoli, responsabili della colorazione e della struttura del vino.

3- la maturazione aromatica si riferisce alla concentrazione delle sostanze aromatiche che aumentano progressivamente nel corso della maturazione.

In generale, l’uva raggiunge il grado ideale di maturazione quando le tre tipologie di maturazione corrispondono perché, nello stesso periodo temporale, le uve sono in grado di esprimere al meglio tutto il loro potenziale.

Alla Tenuta del Buonamico la vendemmia è iniziata stamani alle ore 4,30. La macchina vendemmiatrice è stata guidata dal trattorista, ed è passata sui filari facendo cadere gli acini grazie ad una vibrazione. Raccogliere l’uva prima che albeggi consente di portare gli acini in cantina ad una temperatura inferiore alla media diurna, e ciò permette di risparmiare l’energia utilizzata per raffreddare l’uva prima della pressatura. Inoltre la pianta reagisce allo stress termico gonfiando gli acini di giorno e ritraendoli di notte, concentrando all’interno i suoi composti aromatici. Infine la buccia rimane più elastica, e quindi l’uva è più compatta, resistente e facile da trasportare. Gli acini saranno quindi meno soggetti a danneggiamenti, evitando così fermentazioni precoci e ossidazioni.

I ragazzi hanno interrotto la vendemmia alle 11,00, per continuare i lavori in cantina. Si prevede uno stop di due giorni, e poi la vendemmia ricomincerà a pieno ritmo, seguendo ovviamente il grado di maturazione di ciascuna varietà.

Il Vino del mese: Montecarlo Rosso DOC Etichetta Blu 2019

Questo mese in cantina i lavori fervono, perché la vendemmia sta per cominciare. Oltre a questo c’è un’altra novità, ovvero l’uscita della nuova e tanto attesa annata del Montecarlo Rosso Etichetta Blu, ovvero la 2019. Montecarlo è la seconda DOC di bianco dopo la Vernaccia di San Gimignano. La certificazione DOC per il bianco è stata ottenuta nel 1969, mentre abbiamo dovuto aspettare il 1985 per ottenere la certificazione per il rosso. Il disciplinare di Montecarlo prevede, per i suoi rossi, la presenza di 50-75% di Sangiovese, forse l’uvaggio più tipico della Toscana, con 5-15% di Canaiolo Nero e, anche congiuntamente, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot.

La presenza di tante uve di origine francese non deve stupire, visto che durante la seconda metà dell’ottocento l’illuminato viticultore Giulio Magnani le introdusse a Montecarlo, dopo aver viaggiato a lungo presso i nostri cugini d’oltralpe per conoscere i vitigni e apprendere nuove tecniche di vinificazione.

Il Montecarlo Rosso DOC Etichetta Blu è un blend di Sangiovese, Canaiolo, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon. La fermentazione e la macerazione sono condotte in tini di acciaio inox termo condizionati. Una parte dei mosti è fermentata a temperature basse, in modo da preservarne maggiormente gli aromi varietali, mantre una parte passa in barriques di rovere francese per 7 mesi, e qui effettua la trasformazione malo lattica, ovvero la trasformazione dell’acido malico, più aspro, in acido lattico, percepito come più delicato e meno acre. Dal colore rosso rubino intenso, al naso si presenta netto, con note molto intense di frutta scura, di fiori e cacao, vaniglia e spezie a definirne la complessità. Al palato ha una notevole struttura, con un ingresso vellutato, ampio, denso e con una trama tannica evidente ma piacevolmente arrotondata, equilibrato, con persistenza degustativa. Perfetto con minestre e zuppe saporite, carni bianche e volatili in umido, anguilla, baccala e stoccafisso, nonché zuppe aromatiche e formaggi di media stagionatura. Ora che ci stiamo avvicinando alla tradizionale grigliata di Ferragosto è l’ideale da gustare con gli amici in un barbecue di carni rosse.

La temperatura consigliata è di 18 gradi, ma in questa calda stagione si potrebbe anche pensare di raffreddarlo fino a fargli raggiungere una temperatura di 15 gradi.  Un rosso beverino, che non vi deluderà sicuramente, ma che sarà il giusto complemento per una festa tra amici o in famiglia.

I solfiti nel vino: cosa bisogna sapere

Leggendo l’etichetta di un vino vi sarà capitato sicuramente di trovare la scritta “contiene solfiti”, e probabilmente molti di voi si saranno chiesti cosa siano realmente, e se possano essere o meno pericolosi per la salute. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

I solfiti sono sostanze chimiche che vengono comunemente usate nell’industria agroalimentare come conservanti, perché hanno due funzioni specifiche: la prima è l’inibizione dei batteri che potrebbero deteriorare il prodotto, e la seconda è l’azione su alcuni enzimi che, a contatto con l’ossigeno, vanno incontro al deterioramento delle caratteristiche organolettiche, e questo comporta che il prodotto possa perdere sapore e gusto originale.

E’ proprio per questa azione antimicrobica e antiossidante (in particolare per i bianchi,per bloccare la formazione dell’aldeide acetica) che i solfiti vengono utilizzati, poiché riescono a conservare le qualità originali dell’alimento, proteggendolo da batteri potenzialmente dannosi. I solfiti vengono utilizzati nella produzione di vari alimenti, ed in particolare succhi di frutta e marmellate, frutta secca, salumi, prodotti sott’olio e ovviamente nel vino.

Nel vino, con il termine “solfiti” si intende far riferimento all’anidride solforosa, di solito sottoforma di metabisolfito di potassio, che viene utilizzata come disinfettante e stabilizzante. L’anidride solforosa è presente in natura. Può essere prodotta da lieviti naturalmente presenti sulla buccia che passano nel mosto. Questi possono produrre da pochi milligrammi fino a 40 mg/l totale di solfiti, che però non sono sufficienti a combattere il proliferare dei batteri, per cui il produttore di vino, in base alle analisi, può  aggiungere solfiti fin dal momento in cui l’uva arriva in cantina, per evitare l’ossidazione del succo e per far partire in maniera corretta la fermentazione alcolica. Se le uve sono sane, però, in questa fase l’impiego di solforosa è minimo, perché non si prevede che ci siano particolari cariche microbiche. Anche durante le fasi di travaso, o comunque in qualunque passaggio il vino sia esposto ad agenti esterni, ed in particolare a fine fermentazione, quando c’è molta vita a livello di microrganismi, se tutte le operazioni vengono svolte con cura si può limitare al minimo l’utilizzo di solforosa che comunque deve avvenire a seguito di analisi che ne determinano la necessità.

La SO2 deve essere mantenuta, per legge, al di sotto di certi limiti. La dose massima che una persona può assumere giornalmente è di 0,7 mg per kg di peso corporeo. La legge italiana stabilisce la quantità massima di solfiti ammessa in aggiunta al vino: nei vini rossi il limite è 150 mg/l, nei vini bianchi 180 mg/l, nei vini dolci e spumanti 250 mg/l, nei vini passiti e muffati 400 mg/l. I vini bianchi contengono più solfiti dei rossi, perché questi ultimi hanno una maggiore quantità di polifenoli, che contribuiscono naturalmente alla conservazione.

I solfiti sono catalogati come allergeni, ma la loro assunzione non provoca effetti gravi come shock anafilattici. In soggetti allergici si riscontrano, tra gli effetti collaterali, mal di testa, fiato corto, respiro affannoso e tosse (questi ultimi accentuati nei soggetti asmatici).

Qualunque vino contenga più di 10mg/l di solfiti è obbligato ad avere scritto sull’etichetta “contiene Solfiti”, quindi purtroppo non è possibile quantificarne il contenuto reale, cosa che invece sarebbe opportuna.

La SO2 si riconosce abbastanza facilmente nei vini imbottigliati da poco o se si esagera nei quantitativi. All’assaggio, infatti, si percepisce un odore che ricorda lo zolfo e una sensazione leggermente dolorosa alla base delle narici, come una piccola puntura. Col tempo, però, la solforosa libera che è la parte percepibile, si amalgama, e non diventa più fastidiosa.

Volete un consiglio per ridurre gli effetti collaterali della solforosa? Con una giusta ossigenazione del vino prima del consumo, che può anche semplicemente essere ottenuta facendo roteare il calice, si ha un’evaporazione di circa il 30-40% dei solfiti.

I vini della Tenuta del Buonamico  sono prodotti limitando al massimo l’uso della solforosa. Si parte con uve integre, accuratamente selezionate, per poi arrivare ad un prodotto finito che non supera mai i 35 mg/litro di solforosa libera, mantenendosi molto al di sotto della legge nei valori della totale. Questo perché la Tenuta ottimizza al meglio tutte le fasi di produzione, riducendo al minimo il contatto con l’esterno (ad esempio durante il travaso si utilizzano pompe peristaltiche che collegano un tino ad un altro).

Uno dei vini della Tenuta del Buonamico che mostra in maniera evidente quanto un basso livello di solfiti sia importante per mantenere inalterata la qualità del prodotto è il VIVI Vermentino IGT Toscana.

VIVI Vermentino IGT Toscana
VIVI Vermentino IGT Toscana

Il VIVI è un Vermentino in purezza, per il quale si parte da una pressatura soffice. Il mosto così ottenuto viene lasciato per 24 ore a raffreddare in modo da favorire il naturale sedimento. La parte limpida viene presa e fatta fermentare in acciaio inox a temperatura controllata. Anche l’affinamento avviene in serbatoi di acciaio. Di un bel colore giallo paglierino, al naso si presenta estremamente profumato, intenso, fresco e floreale, arricchito da una leggera nota minerale. Non essendo un vino aromatico, per ottenere dei sentori così intensi bisogna saper dosare al meglio la solforosa, che altrimenti andrebbe a coprirne gli aromi. Il fatto che sia così profumato, quindi, testimonia l’oculatezza dell’uso dei solfiti al suo interno. Al palato è fresco, sapido, pieno, dotato di piacevolezza e carattere, con una spiccata acidità che dona persistenza. Anche in questo caso l’uso parsimonioso della solforosa è testimoniato dal fatto che il gusto del VIVI non è assolutamente compromesso, ma anzi si presenta al massimo delle sue potenzialità.

Un vino, questo, che apprezzerete moltissimo in una calda serata d’estate, in abbinamento ad antipasti di mare o di verdure, frutti di mare, fritti di pesce o di verdure, o anche semplicemente come aperitivo. Un piacere di freschezza e vivacità uniche.

Una Giornata al Buonamico Wine Resort

Dove viene prodotto il vino bianco in Toscana

La Tenuta del Buonamico a partire dal 2008, con l’arrivo dei nuovi proprietari, la famiglia Fontana, ha visto un’espansione di anno in anno, sia in termini di superficie vitata che di “novità”. Ad esempio nel 2011 c’è stata la costruzione della zona belvedere, con il magazzino nuovo e la cantina dedicata all’imbottigliamento, nonché la ristrutturazione della cantina storica, l’Inferno, una sorta di percorso nella vita del Buonamico, con l’esposizione di bottiglie di tutte le annate, a partire dalla prima bottiglia datata 1964. Nel 2018, poi, è stato costruito il nostro Buonamico Wine Resort, con annesso il Ristorante Syrah. Un edificio con tetto a cupola, realizzato a foglia di vite, che ben si integra con il paesaggio, coniugando linee moderne e di design con materiali naturali, in particolare nella volta a legno. Un ambiente immerso nel verde delle vigne, dove poter passare una vacanza all’insegna del relax, circondati da tutti i comfort, compresa la piscina all’aperto e il wellness center, dove potersi godere un massaggio rilassante, una sauna o una tisana rigenerante.

Le camere, ognuna chiamata col nome di un vitigno, hanno terrazze vista piscina o affacciate sulle vigne, dove potersi godere la colazione, oppure un calice di vino al tramonto.

le camere

Da quest’anno, poi, è previsto anche un servizio piscina ad uso esclusivo degli ospiti del resort, con possibilità di ordinare aperitivi, cestini per pic nic in vigna oppure un semplice calice da gustare al fresco dei nostri ulivi.

Vi proponiamo qui di seguito la giornata tipo per un soggiorno a tutto relax, sia per coppie che per famiglie:

dopo esservi svegliati, immersi nei suoni della natura e lontani dal caos e dal traffico cittadino, potrete gustarvi una splendida colazione in camera, per iniziare subito la giornata con dolcezza. Se preferite, e la stagione lo consente, vi consigliamo di consumare la colazione sulla terrazza, dove il panorama delle vigne vi lascerà senza fiato. Potrete poi dedicare la mattina al relax in piscina, oppure potrete prenotare una degustazione presso la cantina. Qui uno staff qualificato vi accoglierà e vi farà fare un giro della zona produzione, per toccare con mano la cura con la quale vengono realizzati i nostri prodotti. Vi verrà illustrata la storia della cantina, e seguirete passo passo il percorso del vino, dalla tinaia alla barricaia, fino al momento dell’imbottigliamento. A questo punto potrete assaggiare i nostri prodotti, sia i vini che l’olio extra-vergine d’oliva, che sarà servito sul pane “sciocco” di Altopascio. I vini saranno accompagnati da un tagliere di salumi e formaggi tipici della zona, e verranno descritte le caratteristiche organolettiche di ogni vino, al fine di farvi apprezzare al meglio ogni prodotto.

la degustazione

Dopo la degustazione potrete anche acquistare i nostri prodotti presso lo shop della cantina.

Una volta terminata la degustazione, vi consigliamo di ordinare il cestino del pic-nic, per un pranzo leggero da consumare nel verde delle vigne, oppure sulla magnifica terrazza del ristorante Syrah.

Nel pomeriggio i più instancabili potranno organizzare una gita a Lucca, splendida città che si trova a pochi chilometri dal Wine Resort, e facilmente raggiungibile sia con l’autostrada che con la più consigliata strada panoramica. Per chi non volesse allontanarsi troppo vi proponiamo un’alternativa quasi “a chilometro zero”: dove la collina di Montecarlo declina nel versante nord sotto al paese di S. Martino in Colle, potrete ammirare il “Quercione del Carrara”, una vera chicca per gli amanti della natura e delle leggende locali. Si tratta di una roverella monumentale, (Quercus pubescens), la cui età supera i 500 anni, l’altezza di 14 metri, la circonferenza del fusto 4 metri e l’apertura dei rami oltre 30 metri. E’ la quercia con la chioma più larga d’Europa, ed è veramente una pianta monumentale. Il prato circostante é luogo suggestivo e ritrovo di incontri romantici. La leggenda vuole che i suoi rami si siano sviluppati verso il basso, invece che verso l’alto, come avverrebbe normalmente, perché sarebbero stati piegati dal peso delle streghe, che qui avrebbero tenuto i loro sabba, nelle notti di luna piena. Inoltre la leggenda vuole anche che questo albero avesse ispirato lo scrittore Collodi, che qui avrebbe collocato il passo in cui il gatto e la volpe impiccano Pinocchio, dopo avergli rubato il denaro che ingenuamente il burattino aveva sepolto, sperando di ottenere un albero di monete d’oro.

il quercione

Leggenda, finzione o realtà, sta di fatto che questa pianta enorme e vecchissima merita veramente almeno una foto ricordo. Provate ad abbracciarne il tronco e vi renderete conto della sua imponenza.

Trascorso un pomeriggio in tranquillità, magari seguito da un passaggio nella sauna, o da un bel massaggio, vi consigliamo un tuffo in piscina al tramonto, magari accompagnato da un calice di vino, che sarà un aperitivo corroborante.

la piscina

A questo punto sarà ora di cena, e non potrà mancare un passaggio al Ristorante Syrah, dove lo chef Stefano Chiappelli vi delizierà con i suoi menù, tutti a base di cibo tipico toscano, ma rivisitati in chiave gourmet, e il nostro maitre Andrea Minuti vi saprà consigliare i migliori abbinamenti con i nostri vini. Il panorama delle colline montecarlesi vi lascerà senza fiato, con il paese puntellato di luci a rischiarare il buio delle fresche notti d’estate.

il ristorante

La giornata si potrà concludere sulla terrazza in camera, dove potrete gustare un ultimo bicchiere di vino, che lo staff della reception avrà portato in camera vostra come bottiglia di benvenuto.

Dopo una notte di confort e relax, circondati dal design delle stupende camere, sarete rigenerati e pronti per una nuova giornata nel verde delle colline lucchesi.

Un’esperienza certamente irrinunciabile, che siamo sicuri vi lascerà ricordi indelebili.

Giugno in vigna e in cantina

Giugno è un mese molto intenso in campagna, in quanto, affinché l’uva possa crescere nel migliore dei modi, ci sono molte attività fondamentali da fare.

La vite è una pianta a crescita continua, quindi non smette di svilupparsi; proprio per questo motivo la vegetazione tende ad infittirsi, risultando spesso invasiva. Questo può creare diversi problemi, a partire dalla maggiore difficoltà ad effettuare le successive lavorazioni. Il problema maggiore, però, è rappresentato dal fatto che un fogliame troppo fitto può creare un microclima favorevole alla proliferazione delle muffe. Ecco perché, proprio in questo periodo, si deve procedere con le operazioni di sfogliatura e cimatura,  per far sì che la vegetazione continui a fotosintetizzare nell’apparato giovane e rimanga contenuta all’interno della struttura sia in altezza che in spessore.

Si procede con l’eliminazione di 4-5 foglie basali, vicine ai grappoli. La defogliazione precoce, effettuata tra la fine di maggio e gli inizi di giugno, di solito si fa dopo l’allegagione, cioè la trasformazione da fiore a grappolo con acino a grano di pepe. Questa operazione consente di ridurre notevolmente il rischio di marciumi. Inoltre si favorisce la prevenzione dell’insorgenza delle malattie e dei parassiti, quali peronospora, botrite e cocciniglia, e si ottimizza l’efficacia dei prodotti antiparassitari.  Contemporaneamente si  ottengono anche uve più ricche di polifenoli,  responsabili del gusto e del colore del vino, che inoltre fungono da conservanti naturali. Da un punto di vista della salute i polifenoli sono importantissimi, poiché sono dei potenti antiossidanti, che proteggono dai radicali liberi. Inoltre proteggono la salute degli occhi, migliorano la circolazione sanguigna, favoriscono il benessere del cuore e dei vasi sanguigni; svolgono anche un’azione antinfiammatoria, neuro-protettiva, antimicrobica e anticancerogena.

Si procede anche alla sfemminellatura dei tralci secondari che si formano negli internodi sotto i grappoli, cioè all’eliminazione di nuovi germogli anticipati che prendono origine dalle femminelle, che sono gemme pronte dei tralci dell’anno. Le femminelle possono produrre grappoli che maturano tardi rispetto ai grappoli normali. Questo affastellamento rischia di produrre un microclima che può essere favorevole ai patogeni, e che può impedire una perfetta penetrazione dei prodotti fitosanitari.

L’utilizzo di tali prodotti deve essere limitato allo stretto necessario, e chiaramente documentato. La Tenuta del Buonamico è infatti fiera di aver ottenuto la certificazione di sostenibilità, fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente e per la produzione di vini sicuri per la salute del consumatore, nonché in grado di valorizzare gli aspetti patrimoniali, storici, culturali e paesaggistici.

In cantina, invece, l’attività è frenetica, tra travasi, filtrature e imbottigliamenti. Si ha anche l’avvio della spumantizzazione degli spumanti della linea Inedito.

La Tenuta del Buonamico vanta una produzione di circa 140.000 bottiglie di spumante, e nel giro di soli 11 anni siamo diventati i più grossi produttori di bollicine della Toscana. La produzione di spumanti è iniziata quasi come una scommessa, con la produzione del Particolare Brut e del Particolare Brut Rosé, per un totale di circa 2000 bottiglie. Il successo è arrivato immediato, e ciò ci ha spinti a cercare nuove soluzioni. Sono così nati i due spumanti della linea Inedito, che hanno dato una svolta nella nostra produzione, che si è avviata sempre più verso prodotti di altissima qualità.

I due Inedito, così chiamati per sottolinearne l’unicità e differenziarli dai due primi nati, subiscono una presa di spuma secondo un metodo Charmat lungo, ovvero per la durata di circa 6 mesi.

Lo Spumante Inedito Particolare Brut Nature nasce da un Pinot Blanc in purezza, proveniente da uve selezionate. Prima della spumantizzazione una parte del Pinot Blanc fa un passaggio in tonneaux di rovere francese per circa 6 – 7 mesi. La spumantizzazione avviene in autoclave orizzontale appositamente realizzata per il Buonamico, ad una temperatura costantemente controllata. Qui, grazie ai lieviti selezionati, si ha un’ottimale presa di spuma, seguita poi da un’immediata filtrazione, così da preservare la naturale freschezza.. L’imbottigliamento è preceduto da alcune settimane di affinamento in autoclave.

Di gradazione alcolica di 12,5 gradi, presenta un bel colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso combina eleganza e complessità, piacevolezza e profondità sensoriale. Di grande intensità, presenta note di frutta a pasta gialla, mela e pesca. Al palato risulta strutturato, e contrappone alla spiccata acidità un equilibrato tenore zuccherino. Ormai dall’anno scorso abbiamo deciso di trasformarlo in “nature”, ovvero con un residuo zuccherino molto basso, di circa 1,8 grammi per litro, al fine di aumentarne il prestigio e l’eleganza. Molto elegante è anche il perlage, che si presenta fine e persistente. Sono presenti anche delle note amarognole dovute alla permanenza in legno.

Vi consigliamo di accompagnarlo a carni bianche o a pesce, magari per una grigliata estiva tra amici, per goderne appieno tutte le caratteristiche.

Lo Spumante Inedito Particolare Brut Rosé Nature nasce invece da un blend di sangiovese e syrah di diverse annate. Anche in questo caso una parte affina in Tonneaux per circa 8 mesi. La spumantizzazione avviene secondo le modalità utilizzate per l’inedito Brut, ovvero utilizzando autoclavi orizzontali dove il vino viene lasciato a fermentare con i lieviti selezionati per circa 6 mesi. A questo segue un affinamento in autoclave per qualche settimana. Il processo termina con l’imbottigliamento, che è la fase finale.

Di un bel colore rosa cerasuolo, al naso si presenta elegante e complesso, con profumi di frutti a pasta rosa, mela e pesca.

Al gusto risulta complesso e strutturato. Di notevole persistenza, presenta un perlage fine ed elegante. Anche in questo caso è stata fatta la scelta di produrlo “nature” per aumentarne il prestigio.

Particolarmente indicato per pesci saporiti, come ad esempio un salmone alla griglia, con crostacei e carni bianche, vi sorprenderà piacevolmente con un tagliere di salumi tipici toscani. Provare per credere!

Il Vino del Mese: Il Fortino IGT Toscana 2018

Per il mese di Giugno la Tenuta vi vuole proporre uno dei suoi vini in particolare, che siamo sicuri incontrerà il vostro favore e vi piacerà moltissimo, sia che siate esperti sommelier sia che invece siate semplicemente appassionati. Stiamo parlando del FORTINO IGT TOSCANA 2018.

Ve lo presentiamo oggi, anche se in realtà è uscito sul mercato da circa una settimana, ed anche se andiamo verso l’estate, stagione nella quale si tende a prediligere i vini bianchi, siamo sicuri che non resterete delusi, ma che anzi vi sorprenderete piacevolmente per la sua eleganza.

Il Fortino nasce da un Syrah in purezza che viene dalla vigna produttiva di Syrah più vecchia della Toscana, e probabilmente anche d’Italia. Una vigna, questa, piantata nel 1963, addirittura un anno prima della costruzione della Tenuta del Buonamico stessa. Infatti la Tenuta, all’epoca conosciuta come Fattoria del Buonamico, venne inaugurata nel 1964, ma i primi proprietari piantarono le vigne anni prima, e per un certo periodo fecero imbottigliare i propri vini presso un’altra fattoria di Montecarlo, sulle colline lucchesi.

Come è noto le vigne vecchie sono meno produttive, ma hanno uva di altissima qualità, perché affondano maggiormente le radici nel terreno, e quindi il loro approvvigionamento idrico e di nutrienti è migliore.

Per le uve a bacca rossa, in particolare, si registra una maggiore concentrazione di antociani, flavoni e flavonoidi, responsabili del colore e dei profumi, che sono unici da vino a vino. I vini ottenuti da una vigna vecchia sono quindi più profondi e strutturati, nonché ovviamente intimamente legati al territorio.

Nella nostra vigna di syrah alcuni esperti dell’università di Milano hanno trovato addirittura sette cloni derivati da una vigna francese dell’800, periodo nel quale, grazie all’illuminato viticultore Giulio Magnani,  il modo di fare vini a Montecarlo cambiò radicalmente. Vennero introdotte molte uve originarie di varie zone della francia, come il Pinot Blanc, il Sauvignon Blanc, il Cabernet Sauvignon, il Merlot e, non ultimo, proprio il Syrah.

Una leggenda diffusa nella valle del Rodano attribuirebbe l’origine del Syrah all’attuale Iran. Infatti sembrerebbe, sempre secondo la leggenda, che la vigna dell’Hermitage fosse stata fondata da un cavaliere delle Crociate, Gaspard de Sterimberg, che tornò in Francia con un vino persiano. Addirittura esite una leggenda iraniana che fa riferimento alla bellissima principessa Shiraz. Questa, perso il favore del re Jamshid cercò di suicidarsi bevendo il succo di un vaso pieno d’uva. Non riuscì ad avvelenarsi, ma anzi si inebriò del mosto e si addormentò. Il giorno dopo decise di far assaggiare lo stesso succo al re, per farsi perdonare. Il re rimase talmente colpito dai profumi sublimi di questo succo che decretò che da allora in poi tutte le uve di Persepolis sarebbero state dedicate alla vinificazione.

In realtà alcuni studi della fine degli anni novanta hanno dimostrato che il Syrah deriva da un incrocio spontaneo di due vitigni francesi, il Doureza e il Mondeuse Blanche, ma ciò non toglie che il syrah sia un uvaggio dal fascino particolare, che sembra affondare la sua storia nei miti della tradizione.

L’annata 2018, in particolare  grazie alle alte temperature registrate a settembre e nei primi giorni di ottobre, ha visto uve con ottima maturazione, con profili aromatici e polifenolici decisamente interessanti.

Il Fortino Igt Toscana 2018, quindi, è un vino estremamente interessante, che non potrà lasciarvi indifferenti. Il syrah viene fermentato in acciaio inox a temperatura controllata, e fa affinamento in barriques di rovere francese per circa 18 mesi. Già ad un primo sguardo il Fortino si presenta con un bel colore rosso carico con riflessi violacei. Facendo roteare il vino nel bicchiere si possono notare archetti stretti e molte lacrime. Questi si formano perché le  molecole del vino si mettono in movimento e si attaccano alle pareti del bicchiere,  ed iniziano ad evaporare. Le molecole che evaporano formano delle goccioline nella parte superiore del bicchiere per poi ricadere come “lacrime” sotto l’effetto del loro peso e della forza di gravità.

Da questo se ne deduce che, più un vino è alcolico, più numerose saranno le lacrime e più stretti saranno gli archetti. Questo è esattamente ciò che si verifica roteando nel bicchiere il nostro Fortino.

Dopo un primo esame visivo passiamo al secondo senso coinvolto nella degustazione, ovvero l’olfatto. Al naso il nostro Syrah in purezza si presenta intenso, ampio, con sentori di frutta rossa in primo piano, seguiti da frutti di bosco, in particolare more, e da note balsamiche e speziate, in particolare di pepe.

A questo punto è il momento dell’assaggio: al palato il Fortino è molto ampio, sapido, di grande struttura ed equilibrato, con tannini potenti, fitti e morbidi.

La sua temperatura di servizio ottimale è di 18°, quindi, specialmente ora che si va verso la stagione molto calda, vi suggeriamo di abbassarne leggermente la temperatura prima di gustarlo.

Se avete in mente di organizzare una bella grigliata di carni rosse o bianche, magari da condividere con famiglia ed amici, questo è un vino di cui non potrete sicuramente fare a meno. Ottimo anche con arrosti delicati e carni salsate, vi sorprenderà piacevolmente se lo gusterete con del cioccolato fondente, magari al fresco di una sera d’estate. Un vino da meditazione, quindi, e non solo conviviale, che vi potrà accompagnare sia che vogliate godervi un momento di relax da soli, sia in compagnia.

Nel nostro ristorante Syrah, che dedica il suo nome proprio a questo vino, vi consigliamo in particolare di abbinarlo ad una ricetta unica dello chef Stefano Chiappelli, la delicatissima “Altra Guancia di maiale laccata al miele di Castagno e polline, agretti padellati”. Venite a trovarci: provare per credere!

Quali sono gli aspetti del vino?

Per conoscere gli aspetti del vino bisogna degustare per analizzare l’intensità, la qualità e la complessità insieme ad altri aspetti che aiutano a tracciarne una sorta di carta d’identità, rivelando i segreti e catturandone la vera essenza. Come diceva il pittore spagnolo Salvador Dalì “Chi sa gustare non beve il vino ma ne assapora i segreti”.

Degustare il vino è un’attività molto più complessa rispetto al semplice bere, perché esige tanta attenzione, concentrazione e passione.  Il primo step della degustazione, è l’esame visivo: attraverso di esso possiamo cogliere le prime caratteristiche come limpidezza e colore, che sono molto importanti per un vino di qualità.

Un vino, che si mostra limpido e privo di depositi, viene considerato in buono stato, perché vinificato e conservato bene. Il colore invece dipende dalla tipologia del vitigno da cui si ottiene, dalle tecniche di lavorazione e dall’età.

Non pensiamo che il vino abbia solo un colore, per esempio un bianco può essere di tante tonalità di giallo, dal paglierino, all’ambrato, dal verdolino al dorato. Anche un vino rosso può avere colore rubino, mattone, porpora e granato, così come un rosé può essere rosa tenue, chiaretto e cerasuolo.

Nella seconda fase della degustazione si procede all’esame olfattivo con cui si scoprono altri aspetti di un vino, come qualità, franchezza, finezza e complessità, intensità e natura, cioè identificazione dei vari sentori.

La degustazione finisce con l’esame gustativo che metterà in risalto gli aspetti del vino che non sono stati riconosciuti con gli altri sensi: dolcezza e morbidezza, acidità, alcolicità, persistenza e tannicità o astringenza.

Attraverso l’esame gustativo riusciremo a comprendere anche se un vino è di buon corpo e se è equilibrato, ossia se c’è armonia tra le componenti morbide di un vino, zucchero, alcol e glicerina e quelle dure come gli acidi e i sali minerali a cui si aggiungono nei vini rossi i tannini e polifenoli.

Intensità

L’intensità di un vino si può apprezzare dall’esame olfattivo, quando nella degustazione abbiamo il primo contatto fisico col nostro interlocutore, bianco, rosso o rosato che sia.

Le sensazioni collegate all’olfatto sono quasi certamente le più importanti quando si esamina un vino perché è il senso, anche più del gusto, che riesce ad avere un range molto ampio di sensazioni, determinandone la natura e la qualità.

L’intensità, insieme ad altre caratteristiche, è sicuramente uno degli aspetti che si apprezzano di più durante la degustazione olfattiva. È la forza, con cui un profumo si esprime quando si avvicina al naso ed è in relazione con:

  • quantità e qualità delle componenti odorose del vino che si volatilizzano,
  • temperatura,
  • calore  (le sostanze volatili si liberano molto più facilmente)
  • bicchiere che lo contiene.

Esempi di queste ultime relazioni possono essere l’utilizzo di un bicchiere non corretto che ne penalizza il quadro olfattivo oppure un vino troppo freddo che ne riduce sensibilmente l’intensità.

Chiaramente non sempre questa caratteristica è sinonimo di qualità in un vino, anzi in alcuni casi un profumo molto intenso potrebbe accentuare i suoi lati negativi, quando, per esempio, è poco gradevole e armonico. L’intensità di un vino può dipendere da diversi fattori: la tipologia del vitigno, il tipo di vino che stiamo degustando, fermo, spumante o passito, oppure dal tipo di fermentazione e di lieviti utilizzati in questa fase.

Un altro fattore, da cui dipende il grado d’intensità, è il tempo che facciamo trascorrere quando apriamo una bottiglia, perché più ne passa e meno è intenso il vino, visto che le sue sostanze odorose necessitano di un tempo minimo per liberarsi, evaporando molto velocemente.  Se infine ci troviamo di fronte ad un vino affinato in legno, l’intensità dei suoi aromi terziari può dipendere dal grado di tostatura delle botti. Esiste per l’intensità, così come per gli altri aspetti del vino, una scala di valori per cui, partendo dal grado più alto, un vino può avere un profumo profondo, molto intenso, intenso, abbastanza intenso, leggero e tenue.

Accanto alla intensità olfattiva ne esiste anche una gusto-olfattiva e descrive l’impatto che viene esercitato contemporaneamente sulle papille gustative e sui recettori presenti sulla lingua e sulla mucosa orale da parte di tutte le sostanze responsabili del gusto di un vino. Sono più intensi i bianchi sapidi aromatici, i rossi pregiati e i vini passiti e liquorosi. A seconda dell’intensità gusto-olfattiva, i vini si dividono in carenti che solitamente sono imbevibili perché malati; i poco intensi che sono quelli leggeri, poco strutturati e di facile beva, gli abbastanza intensi che sono di media struttura e complessità e offrono sensazioni discrete.

Ci sono poi gli intensi, nei quali le sensazioni sono importanti ed appartengono ai vini di buona struttura e complessità, ed infine i molto intensi sono propri di quelli pregiati e di ottima struttura.

Qualità

La qualità di un vino è la somma delle caratteristiche che lo rendono accettabile o desiderabile per il consumatore, stimolandone i sensi.

Il vino è composto da un complesso di elementi chimici ed organolettici. Perché un vino sia ritenuto di qualità, ognuno di questi elementi deve essere presente nella giusta quantità senza prevalere, coprire o svilire tutti gli altri.

La qualità del vino, quindi, deve essere determinata dai delicati equilibri che si verificano fra i singoli elementi, un sottile confine che rende un vino grandioso oppure modesto. La qualità deve poter essere alla portata di tutti e non solo di sommelier o grandi intenditori perché un vino è sì cultura, tradizione e natura ma è anche allegria, condivisione e convivialità.

E’ sempre molto difficile valutare la qualità di un vino perché, tra tutte le caratteristiche, è quella più legata alla soggettività di una persona e alle sue esperienze individuali. Perché diventi oggettivo capire se un profumo è più o meno gradevole, bisogna giudicarlo secondo dei parametri riconoscibili da tutti. Un primo parametro per riconoscere la buona qualità di un profumo è che sia “franco”, ossia pulito e privo di odori anomali, difettosi ed estranei, propri di un vino che non è stato ben vinificato o conservato.

Possiamo considerare franchi e puliti quei vini freschi e piacevoli che si fanno bere con piacere. Non può essere franco, invece, un vino che abbia dei picchi non armonici, che sappia di feccia, il cui sentore prevalente è quello di uova marce, oppure che sa di tappo, con un odore quindi simile a quello della muffa, a quello di una stanza chiusa per troppo tempo oppure a quello che si sente sui panni umidi dimenticati in lavatrice.

Non è pulito neanche il vino che sa di ossidato o “marsalato”, ossia quel vino che ha avuto un contatto eccessivo con l’ossigeno o quello invecchiato troppo a lungo. Un vino del genere perde freschezza, cambia il colore e, in un primo tempo, ha sentori di frutta cotta o sotto spirito, per poi assumere quelli di marsala.

A seconda di questo parametro di “franchezza”, un vino si divide in “schietto”, ossia pulito e senza anomalie olfattive, “sufficiente”, il non perfettamente pulito ma con qualche richiamo odoroso ed infine il “poco schietto” che presenta note sgradevoli e/o difetti.

Un altro parametro fondamentale per la qualità di un vino è la sua finezza, la sua eleganza, la sua personalità e il suo essere equilibrato ed armonico. Ci sono vari gradi di “finezza”: si va, partendo dall’alto, dall’eccellente, che è la caratteristica di un vino pregiato e di classe, al fine, che è prerogativa di quello di ottima qualità e dal gusto elegante.

Si continua con i vini “abbastanza fini” che sono quelli gradevoli, equilibrati e dal gusto finale piacevole, passando dai poco fini per quelli poco gradevoli e di qualità mediocre, per finire ai vini comuni che sono quelli privi di pregio o addirittura sgradevoli.

Complessità

La complessità è, tra le varie qualità di un vino, quella che rende il partecipare ad una degustazione allo stesso tempo affascinante e misteriosa. Un vino si dice complesso quando è ricco di sfumature che possono essere avvertite durante un esame olfattivo, quello degustativo o in entrambi e il poter scoprire e riconoscere quali sono queste venature durante una degustazione ci rende fieri di noi stessi, soprattutto se non siamo dei grandi intenditori. Questo non vuol dire che un vino che abbia dei profumi semplici e poco articolati non sia degno di nota, quindi di qualità, e piacevole allo stesso tempo: ad un rosso giovane, per esempio, non potremmo mai chiedere di sprigionare sentori complessi di spezie, cuoio, rosa appassita o di liquirizia ma saremo piacevolmente impressionati dai suoi aromi freschi e fragranti di fiori e di frutti, anzi lo apprezzeremo di più per questa sua semplicità olfattiva e la sua bevibilità.

Da un vino maturo o invecchiato invece pretenderemo una molteplicità di profumi che costituiranno il suo bouquet, e il nostro compito sarà riuscire a riconoscerli nel loro progressivo rivelarsi. Attenzione, però: non è detto che un vino complesso sia anche intenso, perché non sempre questi sentori sono così forti da colpire le nostre mucose nasali e in quel caso dovrà essere il nostro gusto a darci una mano per riconoscerli. A seconda del grado di complessità, un vino può essere:

  • poco complesso quando ha una scarsa varietà di sfumature odorose, il cui numero rimane invariato anche se si fanno diverse inspirazioni. Questa situazione  si verifica nei vini giovani e semplici, che sono il prodotto di vitigni poveri di sostanze aromatiche.
  • Abbastanza complesso: è il caso di un vino che ha un sufficiente o un discreto assortimento di sfumature odorose, che si liberano in successione, sempre dopo diverse inalazioni; è una circostanza abbastanza abituale nei vini giovani o in quelli che abbiano subìto una maturazione breve.
  • Complesso: è un vino le cui numerose sfumature odorose vengono percepite in maniera chiara e definita; questa caratteristica, come detto prima, si può riscontrare nei vini maturi, sia bianchi che rossi, ed in alcuni piuttosto giovani, quando sono ottenuti da un blend di vitigni o da quelli con spiccata personalità olfattiva.
    Come esempio di vini della nostra cantina che hanno nella complessità una delle loro migliori caratteristiche, vorremmo segnalare il Montecarlo Rosso DOC Etichetta Blu 2018 e il Cercatoja IGT Toscana 2017. Il primo nasce da un blend di Sangiovese, Canaiolo, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon ed è un vino ben strutturato, dal colore intenso rosso rubino, con un gusto vellutato, ampio e denso e presenta dei profumi decisi e delle note molto cariche di fiori, frutta scura, vaniglia, cacao e spezie che gli conferiscono grande complessità.

Il Cercatoja IGT Toscana 2017 si ottiene invece da un blend di Sangiovese, Syrah, Cabernet Sauvignon ed al palato si presenta come un vino elegante, profondo e molto ben strutturato, e con una trama tannica molto ben riconoscibile ma comunque equilibrata e arrotondata. Ha dei profumi intensi accompagnati da note profonde di fiori, frutta nera, cacao e spezie, la cui complessità appartiene al terroir dal quale proviene.

Un vino si definisce “complesso” quando è ricco di sfumature avvertibili al naso o in bocca o entrambi. La varietà odorosa giovanile del vino diviene col trascorrere del tempo sempre più articolata

Il termine definisce un vino multidimensionale, che mostra una gamma di parecchi aromi e gusti e tuttavia ha raggiunto finezza ed un perfetto equilibrio. Un vino complesso, ad esempio, può combinare aromi che vanno dalla mora e dalla prugna al pepe ed al terroso.

Ti è venuta voglia di degustare uno di questi vini?