LA STORICA TENUTA DEL BUONAMICO

OINOS pag. 32/37 · 01-06-2021

Tenuta del Buonamico DEL TERROIR MONTECARLO, FESTEGGIA I PRIMI 10 ANNI DEI SUOI INTRIGANTI SPUMANTI LUCCHESI

Questa è la storia di una piccola enclave situata in un territorio enoico d’eccellenza, la Toscana, ma quella più profonda, orgogliosamente contadina, con un gran passato anche vitivinicolo.

Siamo vicini a Montecatini Terme e Forte dei Marmi, in quel di Montecarlo, piccolo borgo su una panoramica collina ricamata di vigneti e uliveti che, coi suoi 162 metri s.l.m., domina il circondario, a cavallo tra Lucchesia e Valdinievole. L’antico abitato fu fondato nel 1333 da Carlo IV di Lussemburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, e da lui deriva il toponimo. Ma parlando di storia del vino, da queste parti, dove si dice che già gli Etruschi coltivassero la vite, il primo scritto sull’argomento risale a11’847 d.C., quando la zona si chiamava Vivinaia, che deriva da “Via Vinaria”, antica strada che congiungeva la consolare Cassia con la via Romea, una “strada del vino” ante litteram. La storia enoica moderna inizia nel 1870, quando l’illuminato viticultore montecarlese Giulio Magnani andò in Francia per studiare i vitigni e le tecniche di vinificazione al fine di ingentilire il gusto del Trebbiano toscano e del Sangiovese. Si recò nella zona di Bordeaux e portò a Montecarlo, per verificarne l’ambientamento, il Sauvignon, il Semillon, il Merlot, il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon. Passando dalla zona del Rodano prese il Roussanne e il Syrah, infine dalla Borgogna i Pinot Bianco e Grigio. Se ne tornò con la cultura dei vitigni “foresti” e sperimentò le percentuali giuste da aggiungere, al fine di rendere i vini toscani più eleganti, morbidi e profumati. I vitigni “franciosi” si ambientarono così bene che negli anni Trenta del Novecento, sia per la composizione varietale che per le tecniche di vinificazione, la pregiata produzione di bianco era considerata la migliore d’Italia, tanto da conquistare il titolo di “Chablis di Montecarlo”. E questi vini cominciarono a suscitare grande apprezzamento sulle tavole più importanti, al punto da essere gli unici serviti nel 1930 al banchetto di nozze presso il Quirinale tra il futuro ultimo re d’Italia Umberto II di Savoia e la principessa Maria Josè del Belgio. Ma a modo loro pionieri lo furono anche Enzo Vannelli e Ciro Grassi, famosi ristoratori toscani trapiantati a Torino, che ebbero l’intuizione di fondare agli inizi degli anni Sessanta la cantina del Buonamico, allo scopo di fornire la loro esclusiva trattoria “Al Gatto Nero” uno dei locali più prestigiosi della storia enogastronomica italiana, tanto che gli vennero assegnate ben due “stelle” Michelin, la prima nel 1961 e la seconda pochi anni dopo (la prima edizione in Italia della Guida Rossa fu nel 1959) coi famosi vini di Montecarlo. La prima etichetta, che segnò una strada importante nella futura cultura enoica, è del 1964, come testimoniano le bottiglie fascinosamente polverose, custodite ancor oggi in bella mostra nella suggestiva cantina storica. A metà degli anni Settanta, complici anche le etichette firmate addirittura dal famoso designer Amando Testa, la produzione del Buonamico raggiunse le 90mila bottiglie, mentre alla fine di quel decennio i vini non solo erano distribuiti in tutta Italia nelle migliori enoteche e nei ristoranti più esclusivi, ma anche esportati in Svizzera, Germania e Stati Uniti. Anche la piccola Doc che comprende i comuni di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari, tutti in provincia di Lucca arrivò presto: nel 1969 nasceva il Montecarlo Bianco, mentre per il Montecarlo Rosso Doc fu necessario attendere il 1985. Purtroppo negli anni il successo dei vini di Montecarlo subì un periodo di stasi, ma fortuna volle che la famiglia lucchese dei Fontana, già titolare da tre generazioni, fin dal 1919, dell’azienda olearia Salov, nel 2008 acquistasse la tenuta del Buonamico, che necessitava di una svolta imprenditoriale e di un importante investimento per valorizzare una zona vinicola che fa della dimensione ridotta la sua miglior qualità. Nonostante i Fontana il padre Dino, una vita dedicata all’imprenditoria e il vulcanico figlio Eugenio, laureato in Economia e Commercio all’Università di Pisa e con un prestigioso Master in Business Administration in Francia -fossero alle prime armi nel campo enoico, erano già affermati produttori oleari di fama internazionale in quelle terre. Così, forti di questa grande esperienza nel settore agroalimentare, si cimentano con coraggio ed entusiasmo in una nuova avventura nel mondo del vino. L’amore per le sfide, per l’attività agricola e produttiva, per il territorio a cui sono legati sentimentalmente, sono stati viatici di un indiscusso successo. Se Dino elargisce la sua saggezza, Eugenio contribuisce all’ambizioso progetto ripensando l’immagine dell’azienda, inserendo nuovi eccellenti vini e analizzando con attenzione il mercato per valorizzare ulteriormente il brand. Dal 2009 ogni anno, secondo un programma pluriennale, sono stati impiantati nuovi 34 vigneti nei terreni liberi di proprietà complessivamente oltre 100 ettari nell’area di Cercatoia, proprio lungo la strada che sale al borgo antico; oltre a ciò, sempre ogni anno, sono state sostituite vigne improduttive con nuovi impianti a maggior densità per tre ettari. Operando infine nuove acquisizioni, come la Fattoria Michi nel 2016, dai 18 ettari iniziali di vigneto ai arriva ai 50 attuali, a cui si aggiungono uliveti (2.000 piante) e zone boschive. Nel 2011 è stata completata la nuova cantina, moderna ed efficiente, per ottenere il massimo rispetto della materia prima e il massimo controllo in ogni fase del processo produttivo. La struttura è stata ampliata e integrata con le attrezzature tecnologicamente più avanzate sia per la vinificazione che per l’imbottigliamento e lo stoccaggio dei vini in un’area magazzino automatizzata, come anche la barricaia dove i vini riposano indisturbati in un ambiente a temperatura controllata. Oltre a diverse nuove sale degustazione interne ed esterne nelle terrazze panoramiche, è stata ristrutturata l’affascinante cantina storica, “L’Inferno”. I primi proprietari provenivano dal Piemonte e hanno creato una cantina col tipico infernotto di quelle terre dove si possono ammirare le bottiglie di tutte le annate e degustarle in uno spazio esclusivo. Complice una terra vocata alla produzione di grandi bianchi e per questo straordinariamente adatta anche alla produzione di spumante, nonché conscia delle potenzialità delle proprie uve, in tempi non sospetti la tenuta del Buonamico si è affacciata al mondo delle bollicine, ora veramente di gran moda: “Abbiamo pensato che gli spumanti potessero rappresentare un altro nostro importante obiettivo e aiutare la produzione generale, visto che non dipendono necessariamente da una sola annata. La storia ha preso il via nel 2010 quando ci racconta Eugenio -, in previsione di costruire la nuova cantina, si è deciso di iniziare una sperimentazione di 2.300 bottiglie di Spumante Metodo Martinotti con 120 giorni di fermentazione in autoclave, prodotte da uve a bacca nera vinificate in bianco, per l’esattezza un toscanissimo 50% Sangiovese e un 50% Syrah, dalla bellissima eleganza e dagli eterei profumi. L’idea di uno Spumante Rosé ci è sempre piaciuta, poiché questa tipologia, in cui crediamo davvero molto, mostra comunque da tempo un gran potenziale e un buon gradimento da parte dei consumatori, elementi ulteriormente confermati negli ultimi anni, grazie anche a un rilancio del vino rosato”. Così già nel 2011 è stata inaugurata la zona di spumantizzazione… “La conditio sine qua non per iniziare il progetto è stata proprio quella di non mettere un’etichetta a catalogo, ma produrre direttamente. Non volevamo far lavorare le uve da un’altra cantina e commercializzare le bottiglie a marchio Buonamico, ma spumantizzare in autonomia, senza alcun supporto dall’esterno, differenziandoci dalla grande maggioranza delle aziende che invece fanno spumantizzare all’esterno le proprie bottiglie. Così, durante i lavori di ampliamento della cantina, divenuti necessari dopo l’impianto delle nuove vigne, abbiamo previsto un’area dedicata esclusivamente all’impianto di spumantizzazione, perché gli spumanti necessitano di attrezzature indipendenti. Ci siamo dotati subito di autoclavi orizzontali in modo che la presa di spuma della rifermentazione potesse avvenire su una superficie uniforme. E il primo tentativo fu entusiasmante, infatti il Brut Rosé riscontrò subito un notevole successo tra amici, clienti e tutti coloro che lo assaggiavano!”. Così avete deciso d’andare avanti… “Anche per perfezionare l’ampliamento di gamma, a fianco dei nostri vini bianchi, rossi e rosati, e proporre più referenze. L’idea dello spumante è derivata dalla forte convinzione nel progetto iniziale, studiato nei dettagli e seguito con costanza. Anche se il lavoro è tanto e sempre teso ad avere il meglio delle uve, produrre spumanti in una regione come la Toscana non poteva che destare curiosità e voglia di sperimentare. In più, dopo l’acquisto della Fattoria Michi, ho scoperto che già negli anni Cinquanta lì era nato il primo spumante lucchese, chiamato Anfitrione, toponimo del colle dove nascevano quelle uve, tenuto a battesimo addirittura dal noto maestro dell’enogastronomia Luigi Veronelli”. Il nome scelto per il vostro spumante è stato particolare, di nome e di fatto… “Tutto è nato da un’idea di mio padre Dino che, mentre stava sfogliando una rivista 36 di lifestyle, lesse un articolo su una nuova linea di smalti per le unghie del noto marchio francese Chanel la cui linea si chiamava Particulière diventato in quel periodo un must have, nel senso che tutti lo volevano, ma nessuno lo trovava in commercio. L’interessante storia lo intrigò immediatamente e, riflettendo sulla singolarità del nostro Spumante Brut Rosé, pensò che Particolare sarebbe stato un nome perfetto, sperando nello stesso successo di quello smalto! Assieme decidemmo di registrare il nome e oggi possiamo affermare che Particolare rappresenta esattamente il nostro Spumante. Non poteva esserci nome più azzeccato, infatti si ricorda bene e rimane impresso nella memoria per la facile assonanza. Il resto lo hanno fatto le bellissime etichette, ideate, create e curate dallo studio Simonetta Doni di Firenze”. Attualmente la Tenuta del Buonamico comprende ben cinque etichette, tutte della linea Particolare, che identifica la produzione spumantistica. Sono prodotte con uve differenti, così da ottenere prodotti diversi, ricchi di profumi e complessità. Poco tempo dopo la messa in bottiglia della Gran Cuvée Particolare Brut Rosé, indicato per il tutto pasto e perfetto dall’aperitivo al dopo cena, ma anche per la meditazione, è nato Particolare Brut, gran cuvée da uve Pinot Bianco 60%, vitigno semi aromatico, Sémillon 30% e Trebbiano toscano 10% dall’eleganza severa e generosa: un bel vino gastronomico, particolarmente adatto per accompagnare antipasti e primi, speciale con una bella carbonara o una cacio e pepe. E nell’arco di un breve periodo è stato affiancato dallo Spumante Particolare Inedito Premiere Brut, una cuvée riserva nata con la vendemmia 2014 da sole uve di Pinot Bianco di diverse annate che rimane sei mesi in autoclave ed è adatta ad accompagnare un bel pesce arrosto. Sempre con etichetta Spumante Particolare Inedito anche la versione Premier Rosé, nata con la vendemmia 2017 da uve 50% Sangiovese e 50% Syrah, anche in questo caso un blend di vecchie annate molto sensuale, da sposare a una crudité di pesce o delle fragole. Entrambe le etichette, per una parte del vino, svolgono la fermentazione malolattica in tonneaux per circa sette mesi, lavorazione che arricchisce gli spumanti di caratteristiche molto simili a quelle di un Metodo Classico. A completare la gamma lo Spumante Particolare Dolce, una gran cuvée nata con la vendemmia del 2015, prodotta con uve 100% Moscato provenienti dalla fattoria Michi: la fermentazione del mosto avviene direttamente in autoclave, ottenendo così un tenore zuccherino finale di circa 70 grammi/litro. Una dolcezza gradita e non stucchevole, capace di esaltare un ampio e complesso bouquet aromatico, tale da renderlo adatto ad accompagnare non solo dessert, ma anche dei formaggi. Un bella linea di spumanti che ha come caratteristica principale la freschezza, volta a esaltare la piacevolezza di beva che, unita alla finezza e alla persistenza del perlage, la rendono unica. Perché avete deciso di adottare il Metodo Martinotti? “La scelta del Metodo Charmat lungo (o Martinotti) è dipesa da più fattori: la certezza di lavorare al meglio in vigna e in cantina garantisce, allo stesso modo, una notevole qualità che, anno dopo anno, è cresciuta in maniera notevole; in aggiunta, la spumantizzazione con Metodo Martinotti, che comunque da noi arriva anche fino a 180 giorni di rifermentazione, permette una maggior fluidità in fatto di tempi di lavorazione, spazi e giacenze in cantina, oltre alla possibilità di mantenere un giusto rapporto qualità/prezzo, restando così un prodotto di livello, ma accessibile e competitivo per il mercato. Volevamo fare qualcosa che avesse successo in larga scala, che ci identificasse nel futuro e potesse crescere notevolmente col tempo”. Quest’anno festeggiate il vostro primo decennale di bollicine, com’è evoluta la produzione? “La prima vera spumantizzazione, dopo la prova nel 2010, è iniziata con la vendemmia del 2011: 50 ettolitri di Particolare Brut e 50 ettolitri di Particolare Rosé. In commercio nel 2012 con circa 12mila bottiglie per una partenza volutamente graduale che poi, anno dopo anno, è stata accresciuta costantemente ed esponenzialmemte. Oggi, dopo altre otto vendemmie, si producono più di 60mila bottiglie di Particolare Brut Rosé, circa 50mila di Particolare Brut e circa 40mila bottiglie degli altri tre spumanti della linea, per un totale di circa 150mila bottiglie commercializzate nel 2020 su poco meno di 400mila totali, più del 30% della produzione complessiva”. Quantitativi importanti, resi tali dall’autonomia della Tenuta del Buonamico nell’intero processo di spumantizzazione, dalla campagna fino all’imbottigliamento con la linea isobarica: “Così il parco autoclavi dalle 3 iniziali da 50 ettolitri acquistate nel 2011 è passato a 10 di differenti dimensioni, fino a 150 ettolitri, nel 2020 che permettono l’elasticità di non rimanere senza prodotto. Comunque a ora la capacità produttiva potenziale è pari a 400mila bottiglie annue di spumanti”. E per festeggiare degnamente i vostri primi dieci anni di spumante, avete anche pensato a una rivisitazione delle etichette… “Sempre complice lo studio Doni, abbiamo operato un restyling conservativo. L’etichetta è diventa più identitaria per tutta la linea con l’uso di una lamina importante, spessa e molto tattile, coi fregi in rilievo. Inoltre, proprio per il decennale, abbiamo impresso su ogni bottiglia un bollino in resina che ricorsa l’anniversario, che sarà presente solo per il 2021”. Dove vengono consumate le bollicíne del Buonamico? “Sicuramente sono apprezzate in tutta la Toscana, dove ormai il brand è riconosciuto, e poi nel milanese, complice il fatto che i molti vengono al mare qui in Versilia, oltre al fatto che nella città della Madonnina vi è un nutrito gruppo di ristoratori originari della Toscana e particolarmente della vicina Altopascio che sono fan delle nostre bollicine. Nel mercato domestico va I’85% della produzione, il resto si divide fra Danimarca, Svezia, Belgio, Irlanda, Spagna, Stati Uniti, Canada, Perù, Giappone e Hong Kong”. Quello della famiglia Fontana è un progetto di gran respiro, diretto a sviluppare il potenziale della Tenuta e capace d’imprimere una visione originale a un’area che resta comunque molto legata alla sua storia. Oggi, pur lasciando inalterate le caratteristiche di una coltura di sapore antico, il Buonamico si è posizionato come azienda leader per la produzione di vini pregiati in una delle più piccole denominazioni d’Italia –  sono solo 250 gli ettari rivendicati a Montecarlo Doc – dandogli nuovo respiro internazionale. Innovazione e tradizione rappresentano la visione lungimirante di Eugenio Fontana, imprenditore che con costanza, impegno e determinazione è stato capace di sfruttare al meglio il potenziale della zona, riuscendo a metter a frutto la storica vocazione di Montecarlo per i vitigni internazionali con vini ad alta dignità territoriale. Forte della capacità di conservare un illustre passato, ma anche dell’abilità nel saperlo coniugare alle nuove tendenze, con la sua selezionata linea di spumanti Eugenio è riuscito nell’intento di creare qualcosa d’originale e sfizioso. Un blend fortunato di vitigni autoctoni e bordolesi che ha saputo dar vita a vini di charme, adatti per incuriosire e soddisfare i palati più poliedrici, consolidando l’unicità di un territorio come quello della Doc Montecarlo. Così in 10 anni, sfruttando un’evoluzione del consumo che vede fortemente coinvolte le nuove generazioni e un trend di mercato in rapidissima crescita, Tenuta del Buonamico è divenuta un’importante realtà spumantistica, addirittura il brand che produce più spumanti `made in Toscana’!

Buonamico Soc. Agricola Srl - Sede Legale via Provinciale di Montecarlo, 43 55015 Montecarlo - Cod Fisc. E P. Iva 05585560963 - Registro delle imprese di Lucca 05585560963 Cap. Soc. 6.000.000,00 € Int. Vers.