Tenuta del Buonamico: dove tradizione e innovazione sono nel bicchiere

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A Montecarlo, vicino a Lucca, patria di bianchi in una Toscana rossa, si trova la Tenuta del Buonamico dove tradizione e innovazione sono nel bicchiere

Montecarlo. Un nome che subito evoca la Costa Azzurra e il jet-set monegasco: locali dove vino e champagne scorrono a fiumi. Niente di più sbagliato, perché Montecarlo è anche un piccolo comune italiano in provincia di Lucca. Gli abitanti sono meno di 5mila, ma ulivi e viti sono molti di più e dominano il paesaggio di queste colline vicino a Lucca e Montecatini Terme, con il mare sufficientemente vicino da far sentire i suoi effetti sulla campagna circostante. A livello vitivinicolo è una delle più piccole Doc italiane, che comprende un territorio all’interno dei comuni di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari, tutti in provincia di Lucca, ed è caratterizzata per la produzione di vini bianchi. Un angolo bianco nella rossa Toscana.

Un luogo immerso tra ulive e viti, dove scoprire un territorio

La cantina più importante di questa piccola Doc è la Tenuta del Buonamico della famiglia Fontana: una realtà di 41 ettari, 36 a vigneto, con una produzione di 250mila bottiglie l’anno, con una previsione di farle arrivare a circa 300mila. Abbiamo incontrato Eugenio Fontana, titolare, assieme al padre Dino, di questa Tenuta dal 2008, che ci ha raccontato il passato di questa terra e il suo futuro. «Il territorio di Montecarlo è particolare, è un angolo di Francia in Italia. Nell’Ottocento sono stati impiantati dei vitigni francesi, Pinot Bianco e Grigio, Sauvignon, Semillon e Roussanne, con i quali sono stati prodotti dei vini bianchi che hanno raggiunto un importante livello di notorietà nei primi anni del ‘900».

I bianchi di Montecarlo sono stati gli unici vini bianchi serviti al Quirinale durante il banchetto del matrimonio del 1930 tra l’ultimo re d’Italia, Umberto I e Maria Josè di Savoia. Anche la Doc è arrivata presto: nel 1969 nasceva il Montecarlo Bianco, il cui disciplinare prevede 40-60 per cento di Trebbiano Toscano e per il restante 40-60 per cento Semillon, Pinot Grigio e Bianco, Vermentino, Sauvignon, Roussanne, globalmente considerati, purché almeno tre dei vitigni indicati raggiungano singolarmente la percentuale del 10 per cento.

La Tenuta del Buonamico ha fatto dei suoi bianchi un fiore all’occhiello e la nuova proprietà, conscia delle potenzialità di queste uve, ha dato vita a una linea di spumanti sulla quale punta molto. Oggi la famiglia degli spumanti comprende 4 prodotti, tutti realizzati con il metodo charmat; le autoclavi sono state fatte costruire apposta dai Fontana su indicazioni dell’enologo Alberto Antonini. Tutti vengono prodotti, compreso il dolce, con uno charmat lungo, così da ottenere un prodotto ricco di profumi e di complessità. «È la produzione più nuova quella degli spumanti – spiega Fontana – abbiamo iniziato le prime sperimentazioni nel 2010, nel 2011 abbiamo installato 3 autoclavi orizzontali, oggi ne abbiamo sei. Dopo 5 vendemmie la nostra produzione è di circa 70mila bottiglie, ma l’obiettivo è di arrivare a 100mila. Il brut, il rosé e il dolce fanno 4 mesi a fermentare, mentre la riserva rimane 6 mesi in autoclave. La novità di quest’anno è il dolce, ottenuto con uve Moscato. Abbiamo acquisito di recente una realtà locale che aveva delle vigne complementari alle nostre, come quelle di Moscato, che ci ha permesso di produrre uno spumante dolce e completare così la nostra offerta».

Montecarlo non è solo bianco, ma anche i vini rossi sono presenti, e alla Tenuta del Buonamico recitano anch’essi un ruolo da protagonisti. Il Montecarlo Rosso ha ottenuto la Doc solo nel 1995, a dimostrazione che questa è da sempre una terra votata ai vini bianchi. Per il disciplinare il rosso deve essere realizzato con un 50-75 per cento di Sangiovese, un 5-15 per cento di Canaiolo nero, un 10-15 per cento singolarmente o congiuntamente di Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot. Anche nel caso dei rossi si nota una forte impronta francese, in quanto non sono arrivate solo uve bianche, ma anche quelle rosse. In particolare lo Syrah è presente in tutti i vini rossi prodotti dalla famiglia Fontana.

«Abbiamo un’offerta di 14 vini – ha spiegato Fontana – in grado di soddisfare tutte le esigenze. In catalogo abbiamo tutto: bianchi, rosati, rossi, fermi, bollicine, secchi e dolci. C’è un ristorante, qui sulla costa toscana, che ha scelto di avere in carta solo i nostri vini. Attualmente la produzione complessiva è di circa 250mila bottiglie, ma vogliamo portarla a 300mila. Oggi il nostro è un mercato molto territoriale – ha sottolineato – dove il grosso della produzione viene consumato qui, in Toscana. All’estero va circa il 15 per cento, mentre nel resto dell’Italia arriva solo il 5 per cento. Abbiamo dunque molti spazi per crescere, sia in Italia sia all’estero».

Un notevole aiuto sta arrivando dal turismo. La Toscana ha una importante cultura dell’ospitalità e alla Tenuta del Buonamico la si ritrova in tutte le sue forme. La cantina è stata fatta oggetto di una profonda ristrutturazione, con un ampliamento dell’area produttiva e la realizzazione di una area magazzino automatizzata, ma tutta la struttura è aperta e visitabile. Pensata per dare ai visitatori una esperienza unica, per far conoscere territorio, storia e vini prodotti. Ci sono diversi spazi dove degustarli e conoscerli, suggestiva la terrazza dalla quale si domina tutto il paesaggio intorno a Montecarlo. Ma anche l’area che sovrasta il magazzino è particolare, grazie anche a giochi di luce che creano una atmosfera particolare quando cala il sole. Tutto è un mix tra futuro e tradizione. Quest’ultima è presente nell’inferno, i primi proprietari erano di origine piemontese e hanno creato una cantina con il tipico infernotto di quelle terre. Qui vengono conservate ed esposte (quasi) tutte le bottiglie prodotte dal 1964 a oggi, ma è anche uno spazio esclusivo per degustazioni.

C’è anche una cucina che prepara piatti della tradizione, che accompagnano le visite alla cantina e le degustazioni. Ma i progetti per il futuro sono ambiziosi. In programma c’è la trasformazione di una struttura della Tenuta in un albergo e in un ristorante tipico, ma al momento si è ancora nel campo delle ipotesi. L’idea c’è, mancano ancora gli studi di fattibilità che sono in corso. Alla Tenuta del Buonamico arrivano ogni anno oltre 10mila visitatori, molti senza aver prenotato la visita, ma attirati dalla bellezza del luogo. L’attività legata alle visite alla cantina vale circa il 25 per cento del fatturato, numeri significativi che giustificano l’idea di espandersi.

La famiglia Fontana ha uno speciale rapporto con l’arte. Ha ospitato lo scorso anno una esposizione di botti dipinte da un gruppo di artisti spagnoli: per alcuni mesi la cantina è diventata una galleria d’arte. Per quest’anno è previsto un ulteriore passo in avanti: due muri della cantina saranno le tele per la creazione di affreschi che avranno soggetti particolari, come i supereroi dei fumetti.

Tutto è pensato e studiato per mettere l’ospite a proprio agio, perché la degustazione sia una esperienza unica ed emozionante. I vini, come detto sono 14. Si spazia dalle due etichette di Montecarlo Bianco, passando per i monovitigni: Pinot Bianco, Viognier e Vermentino. Nei rossi si trovano due versioni di Montecarlo Rosso, anche in questo caso, come per i bianchi, le uve vengono trattate in cantina diversamente, dando vita a prodotti interessanti con più o meno corpo, adatti ad abbinarsi a diverse tipologie di piatti. Gli altri due rossi solo il Cercatoja, basato su Sangiovese, Syrah, Cabernet Sauvignon, e uno Syrah in purezza. Sia per i bianchi sia per i rossi ci si trova di fronte a vini di personalità, non banali. Adatti a sposarsi con la cucina del territorio, ma non solo. C’è anche un rosé ottenuto con Sangiovese, Canaiolo, Syrah vinificati in bianco. Gli spumanti, vero fiore all’occhiello della Tenuta del Buonamico, sono il frutto della perfetta sinergia tra l’enologo Antonini e la famiglia Fontana che voleva un prodotto con particolari caratteristiche e ci sono riusciti. Sono ora 4 quelli disponibili il Particolare Brut, da Pinot Bianco, Semillon e Trebbiano Toscano, che resta 4 mesi sui lieviti in autoclave. Il Particolare Rosé ottenuto con Sangiovese e Syrah, e anch’esso rimane 4 mesi in autoclave, come il Particolare Dolce ottenuto con uve Moscato. Il più ricercato, il Particolare Inedito, è uno spumante realizzato con solo Pinot Bianco che rimane sui lieviti per 6 mesi. Una linea completa di bollicine che va dall’antipasto al dolce, passando per due versioni con più corpo in grado di reggere tutto un pasto. Il Vin Santo, invece, non sarà più prodotto. Il vino contenuto negli ultimi caratelli, appena sarà pronto diventerà l’ultima produzione. Ma c’è da aspettarsi che qualcosa di nuovo bolle in pentola, o meglio nei tini.

 

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