LE FILIERE- BOLLICINE, LA VIE EN ROSE

MARK UP pag. 40/43 · 01-09-2021

Il mercato degli sparkling è sempre in salute, guidato dal Prosecco, che diventa anche Rosé, e fa da traino alla crescita di altre denominazioni con Metodo Charmat. Ma guadagna anche il Metodo Classico, che si fa largo nella gdo, sempre più simile a una grande enoteca.

Il mercato italiano degli sparkling si conferma in salute. Nel comparto retail (dati Nielsen totale Italia, Iper + Super + libero servizio + discount, anno terminante marzo 2021), la crescita a valore era del 18,5% e a volume del 16,3%. Ancora più performante il biologico nelle bollicine che viaggia a ritmo doppio rispetto a quello del vino: nel primo trimestre 2021 la crescita a valore (dati diffusi da Assobio su fonte Nielsen Trade*Mis Totale Italia) è stata del 41,2% rispetto a a121.4% realizzato dal vino.
Sull’estero, invece ci sono incognite. “Secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor gli spumanti hanno chiuso il bimestre del nuovo anno nei top mercati terzi a -17,6%, con perdite in doppia cifra oltre che negli Stati Uniti, anche in Svizzera e Canada” rileva Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere.

L’anno segnato dalla pandemia ha aperto nuove strade: non solo l’esplosione dell’online che modificherà inevitabilmente alcune strategie distributive. Ma la flessione dell’horeca ha determinato una netta crescita nella grande distribuzione, con un’offerta qualitativa sempre più alta. Sarà da vedere se i prossimi mesi confermeranno la trasformazione degli scaffali della gdo, sempre più vicini per assortimento a quelli di un’enoteca. “È cresciuto lo Charmat Secco ma anche il Metodo Classico ed è
calato lo Charmat dolce -ricorda Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor di Nomisma-. Dopo le difficoltà del primo lockdown il comparto ha recuperato chiudendo il 2020 con +5.1% a valore e
+5.3% a volume” (Iper+Super+Lsp, fonte Wine Monitor su dati Nielsen). Più nel dettaglio lo Charmat secco ha avuto una crescita del 13,1% a volume e 12,9% a valore. Bene anche il Metodo Classico  (+l % e +2,8%) mentre è a doppia cifra il crollo dello Charmat dolce, complice il blocco delle feste per la pandemia (- I7,4% e -15,3%). “È stato un anno un po’ anomalo -spiega Carlo Flamini, coordinatore del
progetto Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini-: avendo chiuso quasi totalmente il settore della ristorazione, la gdo è diventata quasi l’unico canale di acquisto dello spumante. Il consumo in Italia è ancora molto stagionalizzato: oltre la metà delle vendite si fanno nel periodo natalizio. C’è stato sicuramente un aumento consistente delle richieste in questo canale e la gdo stessa ha dovuto fare grandi scorte in vista del Natale. In generale, si registra una ricerca di prodotti un po’ diversi dal solito cliché, favorita anche dall’offerta delle piattaforme online, che presentano cataloghi più variegati rispetto al classico scaffale.
Nel corso del lockdown si è smesso di fare promozione a favore del prezzo pieno, sia in gdo sia online, e questo spiega l’aumento dei prezzi medi registrato”.

Il ciclone Prosecco percorre la strada della sostenibilità. Uno dei successi internazionali delle bollicine italiane è rappresentato dal Prosecco Doc (che si allarga al Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Docg). Nel 2020 ha superato il mezzo miliardo di bottiglie. Regge, di fatto, non solo l’export (in dieci anni l’Italia ha raddoppiato i volumi delle esportazioni di spumante, diventando il primo fornitore mondiale, e il 65% è Prosecco) ma l’intera spumantistica italiana (153 spumanti Doc, 18 Docg, 17lgt, oltre a 24 spumanti varietali autorizzati e diversi Vini spumanti di qualità). E fa da traino al nuovo fenomeno
di un’offerta tipologica e varietale sempre più parcellizata che da Nord si spinge a Sud. Il Prosecco, che rappresenta circa il 50% del fatturato delle bollicíne italiane nella distribuzione moderna, nel 2020 è stato ancora protagonista del mercato con aumenti a doppia cifra sia a volume che a valore. In gdo il Prosecco Doc cresce del 21.6% -a volume e del 17,1% a valore (dati Iri, supermercati+ipermercati+Lsp,
primi dieci mesi dell’anno). Simili le performance del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg (+16,9% a valore e +18,7% a volume) che punta a capitalizzare anche il riconoscimento Unesco nel 2019 delle sue Colline. Sulla piattaforma e-commerce Winelivery, che nel 2020 ha registrato un aumento delle vendite del 600%, sono di Prosecco le prime due etichette più vendute.

La novità è il Prosecco Rosé, che ha debuttato da metà ottobre: le aspettative sono importanti. “Il Prosecco Rosé ci ha dato lo slancio finale: ha fatto 16,8 milioni di bottiglie portandoci a 504 milioni di bottiglie come denominazione -ricorda Stefano Zanette presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco-.

Un prodotto riuscito bene che ha mantenuto la bevibilità del Prosecco dando altre percezioni, sentori che ricordano la ciliegia. Non solo abbinabile in cucina, ma anche come aperitivo”. Il lancio del Rosé va nella direzione della Doc di aumentare la percezione di qualità. E questa passa attraverso la sostenibilità. “Stiamo lavorando verso una sostenibilità certificata, portando avanti il progetto Prosecco Doc, acronimo di Programma della sostenibilità e del controllo della competitività della filiera vitivinicola Prosecco Doc, che si basa su tre pilastri, ambientale, sociale ed economica, declinati su scelte etiche.
Tra queste anche il bio (5.59 delle uve) ma l’intenzione è di andare oltre. Con il progetto Prosecco promuoviamo la riduzione dei fitofarmaci attraverso la rotazione: un mix tra lotta integrata e il bio, impronta idrica, biodiversità. E stiamo lavorando per indurre i produttori a non utilizzare glifosato”. C’è poi la strategia sui prezzi. “L’obiettivo è fare in modo che il prodotto entry level, che esporta qualche
decina di milione di bottiglie si assottigli e si sposti verso il centro. Come Doc non possiamo uscire da una certa segmentazione di posizionamento. Il consumatore beve Prosecco perché si colloca in una fascia corretta: il prezzo medio in Italia è intorno ai 6 euro. Vorremmo che la gdo desse ancora più rilievo ai vini delle denominazioni, che sono un patrimonio italiano. rispetto a quelli generici, facendo leva anche sui prezzi”.
Il mercato si amplia: il Metodo Classico sempre meno di nicchia. Una delle novità è la crescita tra consumatori della domanda di bollicine Metodo Classico, finora largamente destinate all’horeca. Trento Doc (+14.9% a volume in gdo nei primi dieci mesi del 2020) sfrutta il trend. Il simbolo della tradizione spurnantistica di montagna continua ad avere grande appeal grazie a una tradizione secolare, attenzione alla sostenibilità (nel 2020 circa seimila aziende trentine produttrici d’uva, quasi la totalità, hanno aderito al sistema di produzione integrata), posizionandosi su una fascia qualitativa alta. Lo scorso anno il Trentino è stato riconosciuto come la migliore area vitivinicola a livello internazionale: il titolo di Wine Region of the Year è stato attribuito da Wìne Enthusiast, autorevole magazine newyorkese, tra i più importanti al mondo sul vino.
Qualità e biodiversità sono le parole d’ordine della Franciacorta. “II processo che portiamo avanti va nella direzione della sostenibilità. Il grande lavoro è soprattutto nel vigneto: oltre due terzi delle superfici
sono bio -fa sapere Silvano Brescianini presidente del Consorzio Franciacorta Docg-. Sul mercato interno nel 2020 la gdo ha rappresentato il 33,7% del totale volumi venduti, in crescita del 17,1% rispetto al 2019. E cresciuto molto percentualmente anche l’online ma rappresenta ancora quote piccole. Il consumatore ha premiato il Franciacorta a scaffale che è ormai presente con diversi brand. Che la gdo
abbia alzato il livello dell’offerta è evidente. Credo che questo processo continuerà: c’è interesse ad avere prodotti con valore aggiunto, che fanno prestigio. La pandemia ci ha insegnato che la diversificazione di mercato, sia per canale che per area geografica, è fondamentale. Sarà interessante verificare cosa succederà dopo l’estate. Oggi occorre trasformare Io scaffale del supermercato in un angolo enoteca: chi lo fa sta avendo risultati.

Avere la presenza di un sommelier sarebbe importante per indirizzare gli acquisti. Ogni regione d’Italia diventa spumanticola. La passione per le bollicine sta portando a diverse proposte di vitigni spumantizzati, da Nord a Sud, che vanno oltre le zone tradizionalmente votate, Franciacorta, Trentino, Oltrepo Pavese. Piemonte. Grazie alla ricchezza varietale italiana, nascono versioni sparkling di Pignoletto, Ribolla Gialla, Ortrugo, Pecorino, Falanghina, Gaglioppo, Nerello Mascalese. Senza
dimenticare che da anni c’è un ritorno di fiamma a favore del Nebbiolo come vitigno da spumante. Un esempio arriva dalla Cantina di Vicobarone. nei Colli Piacentini: sta definendo un progetto che comprende una linea di vini spumanti Dop metodo Martinotti (Charmat) e Metodo Classico a rifermentazione in bottiglia. Utilizzerà anche vitigni locali dalle promettenti potenzialità come I’Ortrugo e Malvasia di Candia aromatica. Un altro esempio è Tenuta del Buonamico: l’azienda toscana ha festeggiato quest’anno il decennale di produzione degli spumanti linea Particolare con un restyling delle etichette. Con Metodo Charmat produce più di 140 mila bottiglie, impiegando, per esempio Trebbiano Toscano, Sangiovese e Syrah, che sono radicate nella storia delle colline lucchesi.

Sparkling sempre meno dolci, il nuovo trend delle bollicine a bassa gradazione alcolica. Si registra, invece, qualche difficoltà per lo sparkling dolce. “Il dolce in Italia fa fatica: è vino da festa e ultimamente di feste ne abbiamo fatte poche -riflette Flamini-. È andato meglio l’estero, se guardiamo ai numeri dell’Asti spumante. In generale, la tendenza è quella di spostarsi sulle versioni secche, anche se è un percorso in salita”. L’Asti Docg, lo spumante aromatico dolce, ha avuto nel 2020 un calo di circa il 20% su mercato Italia. La vendita nel mercato Italia è passata da 5 milioni e 402 mila bottiglie a 4 milioni e 444 mila (dati del Consorzio). La strategia del Consorzio per la tutela dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg, che ha un nuovo presidente. Lorenzo Barbero, è far crescere la denominazione che ha preso anche vie trasversali con l’Asti Secco (novità la tipologia Brut per l’Asti Docg). E si avvale di un testimonial come lo chef Alessandro Borghese, per la valorizzazione dell’abbinamento con la cucina. Rimane centrale la storica destinazione sui mercati esteri.
Nel mondo l’Asti Spumante Docg segna un +55,3% di esportazioni in Europa, cui seguono Russia (21,9%), Nord e Sud America (16,5%) e Asia (8.8%). Non solo Asti Docg , ma andare oltre gli spumanti,
proponendo vini che intercettano ogni tipologia di consumo e per tutti i gusti.

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