Il gusto – Bollicine, nuova passione degli enologi In Toscana si producono spumanti e brut (A.Vivaldi)

LA REPUBBLICA - ED. FIRENZE pag. 1 · 29-09-2022

Brindisi toscano, bollicine e brut
La nuova passione degli enologi è la produzione di bottiglie di spumanti e rosé realizzati con metodi che
spaziano dal classico allo charmat nelle terre del rosso

Tra sperimentazioni, curiosità e voglia di ampliare l’offerta ai clienti, negli ultimi la Toscana si è aperta con convinzione a una nuova frontiera: le bollicine. Decine di viticoltori locali, pur rimanendo fedeli alla tradizione dei vini rossi, si sono lanciati nella creazione di spumanti, prosecchi, bolle rosè. Le bottiglie frizzanti nelle cantine toscane si stanno moltiplicando, con metodi di realizzazione che spaziano da quello classico allo charmat. Un trend in crescita.11Carpineto, nel Comune di Greve in Chianti, vanta ad esempio quattro spumanti con una produzione da 60 mila bottiglie vendute soprattutto in. Italia e Canada: Brut, Brut Rosè, Solce e il Farnito Brut (ottenuto da vini Chardonnay). L’azienda, ora guidata da Caterina Sacchet, enologa, e da Antonio Mario Zaccheo, è stata tra i precursori dello spumante nella regione, fin dal 1982, i primi nella zona del Chianti Classico.
Oggi il panorama è variegato. Ci sono numerose cantine che hanno anche una singola etichetta di bollicine e quelle che provano a innovare. C’è chi utilizza il metodo classico e chi l’ancestrale, come la cantina Dainelli, a Cerreto Guidi, vicino Firenze, aperta dall’ex capitano della Fiorentina Dario Dainelli,
che propone il “Daino in Bolla”, un rosato frizzante 100% Sangiovese. «In queste due annate in cui abbiamo iniziato a produrlo è andato benissimo — spiega Dainelli — la prima volta abbiamo fatto una
prova con 500 bottiglie, ora siamo a 5 mila, perché ci crediamo ed è un prodotto molto venduto. La
bolla dà anche festa ed entusiasmo». In provincia di Lucca la Tenuta del Buonamico, che realizza spumanti bianchi e rosè solo con il metodo charmat, dieci anni fa lanciò sul mercato perla prima volta il
“Particolare Brut” e il “Particolare Brut Rosè”, entrambi con uve locali. Adesso, con le sue cinque
proposte, è diventata tra i leader della produzione di spumanti locali.
Le bollicine toscane, raccontano i produttori, sono apprezzate soprattutto dai turisti: Stati Uniti,
Canada, Germania, Olanda. E al tempo stesso dai viaggiatori italiani. «Noi abbiamo inizialo con il
Sangiovese dal 2005, all’inizio è stata una sfida, siamo stati tra i primi a usare vitigni autoctoni per il
metodo classico —racconta Silvia Baracchi, titolare de 11 Falconiere a Cortona, Arezzo — In Toscana all’epoca ancora non si vedevano molto. Dobbiamo raccogliere le uve e creare le uva circa 40
giorni prima del normale periodo di maturazione, altrimenti sarebbe troppo alcolico. Un’esperienza importante. Sono bottiglie che piacciono, c’è sempre più molta richiesta».
Anche i dati sulle vendite sono eloquenti. L’e-commerce Vino.com, riferimento del settore, ha registrato
nel 2022 una netta espansione di acquisti di spumanti e bollicine toscane, sia da clienti italiani che stranieri. L’azienda, analizzando i numeri da gennaio ad agosto di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, calcola un +75% nell’aumento del valore di vendita e +33% nell’aumento dei volumi. Sempre nello stesso arco temporale l’esportazione all’estero dalla Toscana sono salite del 30%. «Da un paio di anni a questa parte le vendite delle bollicine hanno un trend molto positivo. L’offerta italiana è in crescita e quella Toscana non fa eccezione, sono etichette che sì fanno conoscere —
spiega Christian George Guiggiani, Head Sommelier e Responsabile Vendite di Vino.com — . Nel nostro Paese ci sono aree che hanno una vocazione più spiccata di altre verso queste tipologie di vini.
Decine di viticoltori ampliano l’offerta con risultati già apprezzati sul mercato.
La tradizione enologica toscana non ha ancora coltivato appieno questa specializzazione. E proprio
per questo motivo — aggiunge — ha un’opportunità immensa: sono ancora poche le Doc Toscane e per
chi volesse investire in questo mercato, si aprirebbero delle opportunità interessanti, con la possibilità di guadagnare spazio sia nelle bollicine prodotte con il metodo charmat che quello classico».
La “spumantizzazione” un passo alla volta si sta estendendo tra piccoli e grandi nomi. Frescobaldi
presenta ad esempio il “Leonia Pomino Brut2©18”, realizzato con il metodo classico, così come la Tenuta Il Poggione, a Montalcino (Siena) con il loro “Marchesa Clementina” o la tenuta “Il Borro” il rosè “Bolle di Borro”. «Il consumo totale del vino nel mondo è in lento calo, mentre c’è una crescita a
doppia cifra degli spumanti, sia con metodi ancestrali e contemporanei che classico — spiega Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano — . Si assiste anche a una rinnovata fiducia e un nuovo
modo di bere con la bollicina sempre più diffusa. E la Toscana, pur non essendo propriamente
una terra di questa tipologia, ha bisogno commercialmente di esserci con un ventaglio di proposte,
per aumentare la versatilità e con un’offerta che in estate non stanchi». Nella regione si sta lavorando
anche per ottenere la denominazione Toscana IGT e superare la più generica “vino spumante prodotto in Toscana”. «Questo darebbe veramente una spinta in più — aggiunge Gorelli — il rosso resta il vino di bandiera, ma, anche per la grande presenza turistica, sempre più aziende si sono orientate verso questa produzione».

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