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Zone di produzione per vino rosso in Toscana

Tutte le zone della Toscana sono coinvolte nella produzione di vino rosso.

Dei 60.000 ettari vitati l’85% sono per la coltivazione dei vitigni a bacca rossa e nera che fanno della Toscana una delle regioni italiane più importanti e conosciute nel mondo quando si parla di vini rossi. Tutto questo è dovuto al clima e alla particolarità dei terreni di questa splendida regione le cui colline, dove si concentra il 67% dei vigneti, vengono baciate dal sole e subiscono l’influsso temperato dell’aria marina.

La coltivazione dei vitigni in Toscana ha origini molto antiche, è presente già con i Greci nel VII secolo a.C. e poi con gli Etruschi, al tempo dei quali troviamo le prime tracce di Sangiovese. La coltivazione dei vini continuò con alterne fortune anche nei secoli successivi fino a quando nel Settecento Cosimo III Medici valorizzò definitivamente il vino toscano con due iniziative: omaggiare i sovrani europei con vini Montalcino e Pomino, facendoli così conoscere anche all’estero, e deliberando che questi vini dovessero essere prodotti soltanto nelle zone geografiche tradizionali e sottoposti a dei controlli di qualità.

Oltre alle cantine storiche della regione, vista la bontà del territorio, negli ultimi anni c’è stata una proliferazione di tenute ed aziende agricole che sono diventate fonti di investimento anche per alcuni personaggi famosi dello spettacolo, sportivo ed imprenditoriale italiano e non, che hanno voluto creare delle proprie linee esclusive di vini in tante zone della Toscana. Precursore di questo tipo di investimenti è stato Sting che a Figline Valdarno produce da tantissimi anni del Chianti classico; ci sono poi Richard Gere con il suo Brunello di Montalcino, Gianna Nannini che produce vini rossi sulle colline ad ovest di Siena, Stefania Sandrelli che produce Chianti, Zucchero Fornaciari che ha una sua tenuta in Lunigiana, territorio che arriva fino in Liguria nella provincia di La Spezia e che, per quanto riguarda la Toscana, comprende alcuni comuni della provincia di Massa Carrara. Ci sono poi le aziende vinicole di Andrea Bocelli in provincia di Pisa e di Sara di Vaira, la ballerina di “Ballando con le stelle”, in provincia di Livorno, Ferragamo nella provincia di Arezzo e così tanti altri.

Anche se solitamente le zone di produzione del vino vengono divise in due grandi macrocategorie, le Colline della Toscana Centrale e la Toscana della Costa Tirrenica, gli esempi appena fatti sono per sottolineare, qualora ce ne fosse bisogno, che tutta la regione viene coinvolta nella coltura dei vitigni. Ci sono quelli autoctoni come il Sangiovese, in assoluto il vitigno più coltivato nella regione, il Ciliegiolo e il Canaiolo Nero, solo per citare i più noti, a cui se ne sono aggiunti altri come il Vermentino Nero, la Malvasia Nera, la Foglia Tonda, la Pollera, il Colorino e il Pugnitello che negli ultimi anni hanno avuto sempre più risalto. A questi, i viticoltori hanno voluto accorpare, per dare maggiore spessore e pregio ai loro vini, anche dei vitigni internazionali come il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Syrah.

zona 1

Vista la vastità della produzione dei vini rossi, vogliamo dividerle in tre zone geografiche, nord, centro e sud e proporre qualche esempio dei vini rossi Doc prodotti.

Nell’area nord della regione, zona 1, raggruppiamo i territori vinicoli delle province di Massa Carrara, Pistoia, Prato e Lucca.

Qui uno dei rossi più conosciuti è il Colli di Luni Doc, che nasce nei comuni di Aulla, Fosdinovo e Podenzana in provincia di Massa Carrara a cui si aggiungono anche 14 comuni della provincia di La Spezia, incluso Luni, città etrusca a due passi dalla via Aurelia; questo vino è prodotto da uve Sangiovese (60/70%), Canaiolo Nero e/o Ciliegiolo Nero e/o Pollena Nera (minimo 15%), più eventuale aggiunta di altre uve rosse della zona (max 25%).

In alcuni territori dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano in provincia di Prato nasce il Barco Reale di Carmignano Doc, ottenuto con uve Sangiovese (minimo 50%), Canaiolo Nero (max 50%), Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon (10/20%), Trebbiano Toscano e/o Canaiolo Bianco e/o Malvasia (max 10%), con l’aggiunta eventuale di altre uve rosse locali (max 10%). Negli stessi comuni nasce anche il Carmignano Docg da Sangiovese (minimo 50%), Canaiolo Nero (max 20%), Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon (10/20%), Trebbiano Toscano e/o Canaiolo Bianco e/o Malvasia del Chianti (max 10%) con l’aggiunta eventuale di altre uve rosse locali (max 10%).

Nel comune di Lucca e in quelli di Porcari e Capannori nascono le Colline Lucchesi Doc da Sangiovese (45/70%), Canaiolo  e/o Ciliegiolo (max 30%), Merlot (max 15%), più altre eventuali uve rosse locali (max 15% tranne quelle di Aleatico e Moscato che non possono essere superiori al 5%). Il vino Colline Lucchesi Doc, nella sua versione rossa, lo possiamo trovare anche con le sottodenominazioni varietali di Merlot e Sangiovese a seconda di quale sia il vitigno predominante (minimo 85%). Nei territori dei comuni di Montecarlo, Capannori, Altopascio e Porcari nasce il Montecarlo Doc da Sangiovese (50/75%), Canaiolo Nero (10/15%), Ciliegiolo e/o Colorino e/o Malvasia nera e/o Syrah e/o Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Merlot (10/15%), più eventuale aggiunta di altre uve bianche e rosse locali.

Anche nella nostra cantina della Tenuta del Buonamico, la cui sede si trova proprio in località Cercatoja a Montecarlo, abbiamo due Doc tipiche della zona come il Montecarlo Rosso Doc 2019 e il Montecarlo Rosso DOC Etichetta Blu 2018: il primo, uno dei nostri vini storici, nasce come blend di Sangiovese, Canaiolo, Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot, viene fermentato a temperatura controllata in acciaio inox, ha una gradazione alcolica di 12,5 °C ed una temperatura di servizio ottimale di 18 °C. Al palato si presenta fresco, armonico, morbido, persistente e ben strutturato, con dei profumi intensi di frutta fresca come visciola e amarena.

Il Montecarlo Rosso DOC Etichetta Blu 2018 nasce dal blend di Sangiovese, Canaiolo, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon: una parte dei mosti effettua la fermentazione in acciaio inox a basse temperature per conservare maggiormente gli aromi varietali mentre un’altra parte viene messa in barriques per 7 mesi dove effettua la fermentazione malolattica. Dal colore intenso rosso rubino, con una temperatura di servizio ottimale di 15-18 °C ed una gradazione alcolica di 13,5 °C, è un vino ben strutturato, grazie all’invecchiamento in legno, ha dei profumi decisi e dalle note molto cariche di frutta scura, fiori, vaniglia, cacao e spezie che gli conferiscono grande complessità, mentre al palato ha un gusto vellutato, ampio e denso.

zona 2

Nella produzione dei rossi della Toscana centrale, le province interessate sono quelle di Livorno, Pisa e Firenze.

Ecco alcuni esempi dei vini più rappresentativi di queste zone.

Nel territorio del comune di Castagneto Carducci in provincia di Livorno nasce il Bolgheri Doc da uve Cabernet Sauvignon (10/80%), Merlot e Sangiovese (max 70%) più eventuale aggiunta di altre uve rosse locali (max 10%). In località Sassicaia di Bolgheri sempre nel comune di Castagneto Carducci nasce il Bolgheri Sassicaia Doc da Cabernet Sauvignon (minimo 80%), con l’aggiunta eventuale di altre uve rosse della zona. In un territorio molto esteso dell’Isola d’Elba, sempre in provincia di Livorno, nasce l’Elba Doc da Sangiovese (minimo 60%), con l’eventuale aggiunta di altre uve locali (max 40% tra cui bianche max 10%). In una vasta zona che comprende gli interi comuni di Sassetta e Suvereto e una parte di quelli di Piombino, Campiglia Marittima e San Vincenzo in provincia di Livorno e nel comune di Monteverdi Marittimo in provincia di Pisa nasce il Val di Cornia Doc da Sangiovese (minimo 50%), Cabernet Sauvignon e/o Merlot (max 50%) più eventuale aggiunta di altre uve rosse locali (max 20%).

In provincia di Pisa, nei comuni di Castellina Marittima, Casale Marittimo, Montecatini, Guardistallo, Montescudaio Riparbella, Val di Cecina e Santa Luce nasce il Montescudaio Doc da Sangiovese (max 50%), più eventuale aggiunta di altre uve rosse locali non aromatiche. In un’area del comune di Rufina in provincia di Firenze nasce il Pomino Doc da Sangiovese (60/75%) e/o Canaiolo Nero e/o Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon (15/25%), Merlot (10/20%), più eventuale aggiunta di altre uve rosse locali (max 15%).

In una zona molto estesa, parzialmente collinare, a ridosso dell’Appennino centrale, delle province di Arezzo, Firenze, Prato, Pisa, Pistoia e Siena nasce il Chianti Docg che può avere diverse sottodenominazioni, a seconda della provincia in cui viene prodotto: Chianti Colli Aretini, Fiorentini, Montespertoli e Rufina, Senesi, Colline Pisane e Montalbano, monte a sud di Prato e Pistoia. Tutti sono prodotti da uve Sangiovese (minimo 75%), Canaiolo Nero (max 10%), Trebbiano Toscano e/o Malvasia del Chianti (max 10%), più aggiunta eventuale di altre uve rosse della zona (max 15% che diventa il 20% nei Chianti delle sottozone e in quello Superiore a patto che ogni singolo vitigno non superi il 10%).

zona 3

La zona di produzione dei vini rossi della Toscana meridionale coinvolge le province di Grosseto, Siena ed Arezzo.

Nel territorio collinare e pedecollinare di Capalbio, Orbetello, Manciano e Magliano in provincia di Grosseto nasce il Capalbio Doc da Sangiovese (minimo 50%), più altre uve locali non aromatiche. In una vasta zona che dalle pendici del Monte Amiata prosegue lungo il fiume Orcia e comprende i comuni di Cinigiano, dove si trova la località Monte Cucco, Campagnatico, Civitella Pagano, Roccalbegna, Castel del Piano, Seggiano e Arcidosso, tutti in provincia di Grosseto, nasce il Montecucco Doc da Sangiovese (minimo 60%), più eventuale altre uve locali non aromatiche. Sempre in provincia di Grosseto ma più a nord, nei comuni di Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Follonica, Castiglione della Pescaia, Gavorrano, Scarlino e Roccastrada, nasce il Monteregio di Massa Marittima Doc da  Sangiovese (minimo 80%), più eventuale altre uve locali non aromatiche. Nell’area collinare tra i fiumi Ombrone e Albegna e più precisamente nei comuni di Scansano, Magliano, Manciano, Semproniano, Campagnatico e Roccalbegna nasce il Morellino di Scansano Doc da Sangiovese, da queste parti chiamato Morellino, più eventuale altre uve rosse locali (max 15%).

Nell’area di Montalcino in provincia di Siena nasce il Brunello di Montalcino Docg da Sangiovese in purezza sottoposto ad affinamento obbligatorio di 2 anni in botti di rovere e 4 mesi in bottiglia che può essere commercializzato solo il 1° gennaio del sesto anno successivo alla vendemmia. Nello stesso comune di Montalcino nasce il Rosso di Montalcino Doc da Sangiovese grosso, localmente detto Brunello, in purezza. Nel territorio del comune di Montepulciano nasce il Rosso di Montepulciano Doc da Sangiovese, localmente detto Prugnolo gentile, (minimo 70%), con eventuale aggiunta di Canaiolo Nero (max 20%) ed altre uve locali (max 20% e se bianche max 10%) ma soprattutto nasce il Vino Nobile di Montepulciano Docg da Sangiovese (minimo 70%), Canaiolo Nero (max 20%) ed altre uve locali non aromatiche (max 20% e se bianche max 10%).

Nella zona storica e più antica della Doc Chianti ovvero nei comuni di Radda in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e Castellina in  provincia di Siena a cui si aggiungono i comuni di Greve in Chianti, San Casciano, Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val D’Elsa in provincia di Firenze nasce il Chianti Classico Docg da Sangiovese (minimo 80%), più eventuali altre uve rosse locali. In un’area molto estesa comprendente 18 comuni di Arezzo e 26 comuni di Siena a cui si aggiungono 8 comuni di Pistoia e 34 di Firenze e Prato nasce il Colli dell’Etruria Centrale Doc da Sangiovese (minimo 50%), Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Canaiolo Nero e/o Merlot e/o Pinot Nero (max 50%), con l’aggiunta eventuale di altre uve rosse locali (max 25%). Nel comune di Cortona in provincia di Arezzo nasce il Cortona Doc nelle sue sottodenominazioni varietali di Cortona Sangiovese, Pinot Nero, Cabernet Savignon, Merlot, Syrah e Gamay. Qui tutti questi vitigni devono avere una percentuale minima dell’85% a cui possono essere aggiunte altre uve locali non aromatiche.

 
 

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