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Vino rosso toscano: i nostri vitigni, prima parte

Il vino rosso toscano e i vitigni dal quale viene prodotto sono storie tutte da raccontare oltre che da bere.

Brunello di Montalcino, Bolgheri Sassicaia, Riserve del Chianti Classico e Cabernet Sauvignon sono solo alcuni dei grandi e prestigiosi vini che identificano la produzione vinicola Toscana a livello nazionale e mondiale.
I vini rossi toscani rappresentano un élite di qualità grazie al fatto che i suoi vigneti si distendono sulle colline della regione dove il sole bacia i terreni, assecondando la coltura della vite.

Questi vini meravigliosi sono il frutto della bontà dei vitigni della Toscana che già da molti anni ricopre un posto di spicco nel panorama vinicolo italiano.
La bontà di questi vitigni è nel territorio toscano che sia per il clima che per la sua struttura geologica è particolarmente adatto alla coltivazione della vite.

Il clima degli appennini temperato dalla brezza marina e le vaste aree collinari proprie della regione sono gli artefici principali del proliferare dei vitigni.

I principali vitigni della Toscana, oltre al Sangiovese le cui prime tracce le troviamo in epoca etrusca, ci sono il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Canaiolo ma sono presenti anche vitigni minori che negli ultimi anni hanno avuto un notevole risalto come il Vermentino Nero, la Malvasia Nera, la Foglia Tonda, la Pollera, il Colorino e il Pugnitello.

Sangiovese

Il Sangiovese è il vitigno a Bacca nera più coltivato in Italia.

Viene lavorato in quasi tutte le province italiane del Centro e del Sud Italia, partendo dall’Emilia Romagna fino ad arrivare in Sicilia e Sardegna.

Nel corso dei secoli, il Sangiovese è stato denominato in vari modi, come Sangioveto o Sangiogheto, San Zoveto e, nel territorio di Montepulciano in provincia di Siena, come Prugnolo.

Come si scoprì, la storia del Sangiovese non è solo toscana: nell’archivio di Stato di Faenza infatti furono scoperti documenti di registrazione di un carico di uva Sansuvesa e per questo motivo si iniziarono a distinguere il Sangioveto in Toscana e il Sangiovese in Romagna.

A definire e fare ordine ci ha pensato, l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano che ha distinto il vitigno in due macro categorie, il Sangiovese Piccolo e il Sangiovese Grosso, la cui differenza sta nella grandezza dell’acino.

Fanno parte del primo gruppo il Morellino di Scansano e il Sangiovese piccolo mentre del secondo gruppo fanno parte il Brunello, Sangiovese Grosso di Lamole, il Sangiovese Marchigiano, quello Romagnolo, il Sangiovese Montanino e il Nielluccio coltivato in Corsica, ognuno con le proprie caratteristiche morfologiche.

Come vitigno a bacca nera più coltivato in Italia, il Sangiovese è presente in oltre cento vini DOC e in otto DOCG: Chianti, Carmignano, Brunello di Montalcino, Montecucco Sangiovese, Vino Nobile di Montepulciano, Suvereto, Val di Cornia Rosso e Morellino di Scansano. 

Da un vitigno sangiovese si può ricavare un vino con caratteristiche diverse a seconda se vinificato in acciaio o in rovere.

Nel primo caso, il vino sarà di notevole freschezza, non troppo scuro di colore, floreale e leggermente fruttato, asciutto, equilibrato, abbastanza leggero e di buona acidità.

Se il vino viene affinato in rovere, dove invecchia con buoni risultati anche a lungo, diventa robusto, armonico, speziato e gradevolmente tannico.

Canaiolo

Il Canaiolo è uno dei vitigni autoctoni di maggiore interesse della Toscana. E’ un vitigno a bacca bianca e a bacca nera; quest’ultimo trova in Toscana la sua area più vasta di diffusione ma lo si può trovare anche in altre regioni del Centro Italia come Lazio, Marche e Umbria e lo si può reperire anche in Liguria.

Il Canaiolo Nero, fin dal 1872 è uno, insieme a Sangiovese e Malvasia, dei vitigni complementari che compongono il Chianti Classico ma è presente anche nei disciplinari DOC e DOCG di altri famosi vini rossi toscani come il Nobile di Montepulciano, il Rosso di Montepulciano, il Torgiano Rosso Riserva, il Colli dell’Etruria Centrale, il Montecarlo, il Carmignano e il San Gimignano.

Il Canaiolo, che giunge a maturazione tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, ha il grappolo di media grandezza, tozzo o piramidale e che può avere una o due ali.

L’acino, di colore rosso violaceo e mediamente grosso, ha una buccia di spessore medio, consistente e pruinosa.

Il Canaiolo Nero in purezza dà origine ad un vino ricco di corpo, di estratti e di morbidezza, con un buon tenore alcolico e con aromi di frutta rossa, tendenti ad un finale amarognolo.

Ancora oggi comunque, non sono molti i casi di vinificazione del Canaiolo Nero in purezza e da una sua mutazione è nato il Canaiolo Rosa, chiamato così per colore rosa antico con sfumature violacee della sua buccia.

Rispetto alla sua origine ci sono due ipotesi: alcuni sostengono che sia stato individuato nel vigneto di un’ azienda della zona di Montecarlo in provincia di Lucca durante una clonazione del Canaiolo Nero, altri invece lo riconducono a Rignano dell’Arno in provincia di Firenze dove sembra sia coltivato da oltre cinquant’anni e sia ancora oggi presente, anche se  scarsamente. La vinificazione in purezza del Canaiolo Rosa è molto rara, solitamente le sue uve sono mescolate insieme al Canaiolo Nero o insieme ad altre varietà per produrre vini rosati e il suo apporto nella vinificazione è quello di dare aroma e acidità.

Sirah

La Syrah è un vitigno a bacca nera internazionale che in Italia è presente dal XIX° secolo ed è coltivato in Toscana, Sicilia, Lazio e Puglia.

Le sue origini sono molto controverse: alcuni pensano che provenga dalla Persia, l’odierno iran e più precisamente dalla città di Shiraz, altri invece sono convinti che sia stato importato dai Romani che lo hanno portato in Italia, più precisamente a Siracusa dall’Egitto. La Syrah viene considerato un vitigno internazionale perché è prodotto in tutto il mondo, in Francia, Australia, California, Argentina, Spagna, Portogallo, Nuova Zelanda, Cile, Libano e Sudafrica.

In Italia, Sicilia e Toscana sono le regioni di maggiore produzione.

In Toscana questo vitigno veniva utilizzato nell’800 per migliorare il Chianti, oggi invece ha trovato il suo habitat naturale a Cortona dove, grazie ai terreni argillosi e al clima mediterraneo, nasce il Cortona DOC Syrah, altro vino rosso elegante e con un ottimo potenziale di invecchiamento dove la Syrah è presente minimo all’85%.

Iscritto nel Registro Nazionale di Varietà di Vite nel 1970, la Syrah, che matura nell’ultima decade di settembre, ha il grappolo medio compatto, solo in alcuni casi alato e con una forma allungata e cilindrica; l’acino, la cui buccia è blu e non molto consistente, è ovale, medio o medio piccolo.

E’ considerato un vitigno robusto anche se può soffrire di clorosi ferrica e di stress idrico e dà una produzione costante se controllato, perché tendente ad eccessi di produzione con conseguente scadimento di qualità dell’uva.

Dalla Syrah si ricava un vino molto longevo che si presta molto bene ad un invecchiamento in rovere, dal colore rubino con riflessi violacei, abbastanza alcolico e tannico, robusto di corpo e ha un’alta concentrazione di antociani. Ha un profumo fruttato e intenso di frutti neri come lampone, mirtillo, ribes, prugna e liquirizia e di spezie tra cui spicca il pepe nero.

Alla Tenuta del Buonamico è presente quella che è considerata la Vigna di Syrah più Vecchia di Toscana ancora in produzione, piantata agli inizi degli anni Sessanta, oggetto di studio per molti anni da parte dell’università Cattolica di Milano da parte del Prof. Attilio Scienza. Syrah ha origini nel lontano 1870, quando il Viticoltore di Montecarlo Giulio Magnani partì alla volta della Francia per studiare le tecniche di coltivazione ed i vitigni locali e che portò in toscana per sperimentarli nei nostri territori dove oggi hanno trovato il loro habitat naturale.

 
 

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